Attacchi ripetuti nelle chiese, interruzioni di messe, assalti alle sacrestie. È quello che la cronaca quotidiana sta offrendo in questo ultimo scorcio di campagna elettorale brasiliana (il ballottaggio delle presidenziali sarà domenica prossima), da parte di sostenitori “bolsonaristi”. I primi disordini si erano verificati ad Aparecida, nel santuario nazionale, il giorno della festa della Vergine, patrona del Brasile, quando lo stesso presidente Jair Bolsonaro era arrivato nella basilica. Poi è stato un crescendo. Sacerdoti interrotti mentre celebravano la messa a Fazenda Grande, nei pressi di Curitiba, e a Jacareí, nello Stato di San Paolo, fino al fatto più grave, che nel fine settimana ha riguardato un vescovo, dom Aldemiro Sena dos Santos, che domenica, nella sacrestia della cattedrale della sua diocesi, Guarabira (Paraiba), nel Nordest del Paese, è stato aggredito verbalmente e minacciato da un gruppo di militanti.
Ieri, in una nota, tutta la chiesa diocesana ha espresso solidarietà al suo vescovo: “Episodi di violenza, come quello subito dal vescovo di Guarabira, indicano l’esistenza della persecuzione del cristianesimo autentico, che si esprime nella la sua opzione per i più poveri (Lc 6,20), vulnerabili (Gv 8,11), stigmatizzati ed emarginati (Mc 1,40-41)”. In questo senso, concepiamo che “qualsiasi tentativo di mettere a tacere la predicazione del Vangelo costituisca una violazione della libertà religiosa, diritto costituzionalmente garantito”.