La Conferenza episcopale boliviana, la Chiesa evangelica metodista in Bolivia e l’Ufficio del difensore civico (“Defensor del pueblo”), di fronte allo sciopero a oltranza proclamato a Santa Cruz de la Sierra contro la decisione del Governo di posticipare il censimento generale al 2024, si sono pronunciate ieri in modo congiunto, esortando le parti a riprendere il dialogo “con urgenza e trasparenza, di fronte al popolo”, in modo rispettoso dei diritti di tutti. Tuttavia, “vediamo con dolore che fino ad ora non c’è stata una soluzione al conflitto; al contrario, questa situazione ha già tolto una vita (sabato scorso, nella periferia di Santa Cruz, ndr) e sta generando un’escalation di violenza tra i cittadini di Santa Cruz”, rispetto alla quale si sono concentrate in città numerose forze di polizia.
“Chiediamo alle parti – si legge nella nota – di reprimere atteggiamenti ostili e scommettere sulla riconciliazione, vigilando e proteggendo il bene più grande che è la vita. Facciamo appello affinché le misure adottate non mettano a rischio la libertà e l’integrità dei boliviani. Il dialogo è l’unica strada verso l’accordo e la democrazia, è il segno della costruzione di una cultura di pace e tolleranza”.