“Senza dialogo restano solo le armi. E il dialogo non rende affatto uguali tutte le ragioni, non evita la domanda delle responsabilità e non confonde mai aggressore e aggredito; anzi, proprio perché le ricorda bene può cercare le vie per smettere la geometrica e implacabile logica della guerra, che è, se non trova altre soluzioni, al rialzo”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenze episcopale italiana, intervenendo alla cerimonia di apertura dell’incontro interreligioso “Il grido della pace” promosso a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio.
Nel suo discorso, parlando davanti ai presidenti Mattarella e Macron, ai leader delle religioni mondiali, uomini politici e di cultura, il cardinale ha ricordato la “lezione” di Papa Benedetto XV, quando definì la guerra una “inutile strage” e chiese a tutti di “non pregare per la vittoria ma per la pace” ma “fu giudicato come un traditore, complice del nemico”. “Se lo avessero ascoltato!” – ha detto Zuppi -. Non era affatto un appello generico: chiedeva un disarmo simmetrico, il rispetto della autodeterminazione dei popoli, le istanze internazionali erano la soluzione da cercare. Gli uomini di pace sono realisti, non ingenui, amano la nazione ma tradiscono il nazionalismo!”. Ritornando ai tempi attuali, il card. Zuppi con preoccupazione osserva: “Sentiamo troppo parlare di riarmo”. E aggiunge: “Di fronte alla tragedia della guerra capiamo il rischio che corre oggi tutta la famiglia umana, perché la guerra ‘non è un fantasma del passato, ma è diventata una minaccia costante’. E spaventa”. “È essenziale scegliere la pace e dotarci di mezzi per ottenerla”, incalza il cardinale che citando la Fratelli Tutti, mette in guardia: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. Quindi l’invito: “Facciamo nostro l’appello di Papa Francesco per l’Ucraina e chiediamo che l’impegno per la pace e la giustizia, che vanno necessariamente assieme, trovi in tutti, ad iniziare dagli uomini di governo, delle risposte all’altezza”, conclude il card. Zuppi. “E questo appello per la pace vorremmo fosse anche per tutte le guerre. Dovremo certamente riprendere un discorso forte sul disarmo, per evitare che l’unica logica sia quella militare, chiedere che tutti i soggetti, con audacia, concorrano a tessere la tela della pace”.