“Tutti in ascolto di tutti. Riflessioni e proposte ecumeniche per il Sinodo”. Questo il tema al centro della Giornata di studio dell’Associazione italiana docenti di Ecumenismo (Aidecu) che si è svolta oggi, a Firenze, presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale.
In apertura alla Giornata, pensata dall’Associazione costituita il 4 maggio 2015 con lo scopo di favorire una sempre migliore conoscenza dell’ecumenismo, è intervenuto mons. Donato Oliverio, vescovo di Lungro degli Italo-Albanesi e presidente del Centro studi per l’Ecumenismo in Italia, il quale ha formulato il suo apprezzamento “per un’associazione, la vostra, che non ha perso la bussola riguardo la chiara distinzione tra dialogo ecumenico e dialogo interreligioso”, dal momento che – ha continuato il presule – “oggi, sempre più, si rischia di presentare dei ‘miscugli’ intrisi di sociologia che poco hanno a che vedere con il dialogo teologico e la preoccupazione per l’unità dei cristiani”.
Mons. Oliverio ha poi lanciato alcune provocazioni ai partecipanti, assieme alla seria preoccupazione riguardo il rischio di non distinguere il dialogo ecumenico dal dialogo interreligioso: “Dialogo ecumenico e dialogo interreligioso sono quindi due strade diverse, per finalità e contenuti, mai contrapposte. Il dialogo ecumenico conduce, nei tempi e nei modi che sono nella mente di Dio, alla piena e visibile unità della Chiesa Una. Il dialogo interreligioso contribuisce a far scoprire valori comuni con i quali condannare violenza e discriminazione, facendo crescere la fratellanza universale”.
Il vescovo ha ringraziato l’Aidecu per il lavoro svolto “per la promozione dell’ecumenismo ad ogni livello della Chiesa e in questo periodo lodo il vostro impegno per far giungere la questione ecumenica anche all’interno del cammino sinodale. Qui mi giunge un attimo di perplessità al solo pensare che – così come l’Eparchia di Lungro – al termine della prima fase del cammino sinodale della Chiesa italiana, molte diocesi hanno presentato nelle loro relazioni tutta una sezione sull’ecumenismo, parte che tuttavia non è andata a confluire nel testo che tutti conosciamo come ‘I cantieri di Betania’”.
“Spero queste provocazioni siano utili al cammino di noi tutti – l’auspicio di mons. Oliverio – e possano aiutare ciascuno di noi a camminare sulla via verso l’unità, con un impegno rinnovato fondato sulla Scrittura, profondamente teologico, meno sociologico e ammiccante al ‘mondo’. Per fare questo sono necessarie due cose: la formazione continua e l’apertura in ascolto dello Spirito Santo, che suscita il desiderio dell’unità e lo porta a compimento”.