“La vera devozione a Maria non può limitarsi a chiedere il suo intervento per ottenere le grazie di cui abbiamo necessità, ma deve portarci a vivere il Vangelo come lei lo ha vissuto”. Lo ha detto mons. Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo, nell’omelia ella messa celebrata ieri, nella concattedrale di Santo Stefano Martire a Rovigo. “La materna intercessione di Maria si esercita anche in una dimensione sociale, in quanto è testimone e garante del progetto di Dio di fare dell’umanità una solo famiglia: come ogni madre sta in mezzo ai suoi figli per aiutarli a vivere da fratelli”, ha spiegato il presule a proposito della “missione materna” di Maria, che è “missione di intercessione e di perdono, di protezione e di grazia, di riconciliazione e di pace”. Secondo Pavanello, Maria è l’immagine della Chiesa “che è chiamata a fare suo questo atteggiamento di intercessione”: “ciò significa che anche noi sia come singoli cristiani che come comunità siamo chiamati ad assumere lo stile dell’intercessione. Siamo chiamati anche noi innanzitutto a ‘stare in mezzo’ tra gli uomini e Dio, creando quel canale attraverso il quale la Grazia di Dio si comunica e si diffonde nel mondo di oggi”. Non solo: “Siamo chiamati anche a ‘stare in mezzo’ all’umanità divisa e lacerata da conflitti”, ha concluso il presule: “La nostra intercessione si deve esprimere innanzitutto con la preghiera per la pace, ma assieme ad essa anche incoraggiando e promuovendo un movimento di opinione pubblica che non si limiti a desiderare e a invocare pace, ma che la sostenga in tutti i modi, con la passione di chi non teme solo per sé ma si lascia toccare dal dramma di una folla ormai incalcolabile di vittime innocenti raggiunte dalle ferite e dalle conseguenze della guerra. Dobbiamo dire con forza che la guerra si vince solo con una pace giusta e rispettosa dei diritti di tutti”.