“Vediamo con grande preoccupazione e tristezza come viene portata avanti la politica migratoria da questo Governo. Continuiamo a notare le frequenti violazioni dei diritti umani commesse contro persone in situazione di mobilità: migranti che continuano ad essere vittime di abusi dalle autorità municipali, statali e federali; richiedenti asilo la cui documentazione non viene rispettata e viene arbitrariamente detenuta da elementi dell’Istituto nazionale per le migrazioni”. È la forte denuncia che viene rivolta alle Istituzioni messicane, e in particolare al presidente, Manuel López Obrador, nella lettera aperta diffusa ieri, a conclusione della Conferenza nazionale della Pastorale della Mobilità umana della Chiesa messicana, che si è tenuta a Guadalajara.
Proseguono le denunce: “Messicane e messicani che hanno dovuto emigrare, per insicurezza e mancanza di opportunità, vengono deportati dagli Stati Uniti nei luoghi di origine senza che siano offerte loro le condizioni per ricostruire la propria vita”. Ancora, si assiste a “un aumento del numero di vittime della tratta”, mentre si assiste sempre più al fatto che “le forze militari stanno prendendo il controllo sicurezza dei cittadini”, e la Guardia nazionale ha un ruolo sempre più attivo nella gestione dei fenomeni migratorie.
Preoccupazione viene espressa anche per l’aumento dei migranti venezuelani che, dopo aver attraversato il Centroamerica, cercano di attraversare il Messico. Una situazione originata “dagli accordi politici tra il governo del Messico e degli Stati Uniti Siamo molto dispiaciuti per la situazione di precarietà e incertezza che vive il popolo venezuelano. Noi tendiamo le nostre mani a loro, e apriamo i nostri cuori, certi che la Chiesa cattolica non cesserà di prestare loro cure umanitarie e caritative”.
Tutto questo, sostengono i direttori della Pastorale della mobilità umana di tutto il Paese e i responsabili delle Case del Migrante, “ci porta a pronunciarci sull’urgenza che il Governo federale riconsideri la sua strategia e politica migratoria, abbandonando la prospettiva militare e di contenimento e cercando alternative per la regolarizzazione della migrazione secondo il rispetto dei diritti umani”.