“Auguro a ‘La Vita Casalese’ di vivere un altro secolo in cui saprà interpretare la realtà con passione e competenza così come ha fatto nei suoi primi 100 anni. In Piemonte c’è una rete di settimanali locali che rappresenta un modello di cui andare orgogliosi: ‘La Vita Casalese’ è una gemma preziosa di questa corona di testate”. Questi l’augurio e il tributo espressi ieri pomeriggio da Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, nel suo intervento al convegno con il quale, a Casale Monferrato, si sono festeggiati i primi 100 anni del settimanale diocesano locale. Sollecitato dalle domande di Mauro Facciolo, direttore de “La Vita Casalese”, Tarquinio è partito osservando che “siamo dentro ad un cambiamento d’epoca negli stili comunicativi” e che è necessario prendere consapevolezza che “in ogni tempo dobbiamo saper usare gli strumenti giusti per esserci”. Sottolineando che “c’è stata una strage di pluralismo in Italia negli ultimi anni”, il direttore di “Avvenire” ha evidenziato la necessità di “continuare a fare un’ottima informazione, che aiuti la gente a capire quali sono i beni da tutelare e i mali da sconfiggere”. “Avvenire – ha precisato – dice la sua non in modo spregiudicato ma in maniera chiara. Ci siamo con la nostra indole, in dialogo con tutti”, ha assicurato il direttore secondo cui, in una fase caratterizzata da “un’informazione inattendibile, fangosa e infangante”, l’impegno è quello di “dimostrare che è possibile fare informazione in un altro modo”. Per questo ha rimarcato l’importanza di “difendere le ragioni di un’informazione che non è solo lo scorrere delle notizie” e la necessità che “sopravviva l’architettura del giornale tradizionale che è costruita da regole, organizzazione degli spazi”. “Ad un’informazione organizzata e pensata – ha ammonito – non si può rinunciare, al di là del supporto” che l’evoluzione tecnologica mette a disposizione. Tarquinio ha anche offerto riflessioni sull’attuale guerra in Ucraina, sulla richiesta di pace, sulla disinvoltura con cui si menziona la minaccia atomica, ma anche sulla Chiesa e il cammino sinodale. “Francesco è un grande comunicatore, sa parlare a questo tempo”, ha affermato, convinto anche in ambito ecclesiale dell’“importanza dell’informazione per l’azione pastorale, personale e civica”.