“Hanno uno e due anni le vittime dell’ultima tragedia accaduta al largo di Lampedusa. I piccoli, che erano su una barca di migranti diretta verso le coste siciliane, sono deceduti a causa di gravissime ustioni dopo un’esplosione avvenuta sul natante. Tra i 37 salvati c’è anche una donna gravemente ustionata, che è stata intubata e portata all’ospedale di Palermo”. Ricordando quanto è avvenuto, il Centro Astalli esprime “dolore e sgomento per questa tragedia e per quanto continua ad accadere nel Mediterraneo centrale: si tratta di una vera e propria ecatombe che non sortisce ormai più da tempo alcuna reazione politica, sociale, mediatica”.
Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, afferma: “Tutto ciò è inaccettabile e tragico. Tra pochi giorni scadrà il termine per il rinnovo degli accordi con la Libia, che costringono migliaia di migranti a violenze, morte e torture di ogni genere, come ampiamente documentato dalle Nazioni Unite. Il traffico di esseri umani va fermato dagli Stati nazionali e dall’Ue, attivando in modo strutturale e adeguato, vie legali di ingresso in Europa”.
“Se la politica continua a girarsi dall’altra parte o a liquidare il tema proponendo il blocco delle partenze attraverso l’esternalizzazione delle frontiere, la società civile deve potersi sentire rappresentata nell’esprimere una voce alternativa: salvare, accogliere e convivere pacificamente con persone di origine straniera”, l’appello del Centro Astalli che, insieme a più di 40 organizzazioni della società civile, chiederà in una conferenza stampa e in una manifestazione pubblica, il prossimo 26 ottobre, al nuovo Parlamento italiano di non rinnovare gli accordi con la Libia.
“Le migrazioni verso l’Europa vanno gestite nel rispetto dei trattati internazionali, delle leggi del mare, dei diritti umani universalmente riconosciuti e dei basilari principi di civiltà per cui lasciar morire un essere umano in mare o in un Paese non sicuro non può essere mai la soluzione”, conclude il Centro Astalli.