Al centro dell’interrogatorio di oggi, davanti al Tribunale vaticano, nell’ambito del processo sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, ha avuto al centro la testimonianza di Gianluigi Antonucci, uomo della Gendarmeria vaticana che ha preso parte alle ispezioni della Guardia di Finanza ad Ozieri, sede della Cooperativa Spes, gestita da Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo, tra i dieci imputati del processo. In particolare, le domande si sono concentrate sui contributi inviati alla Spes dalla Segreteria di Stato. Al teste – ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei vaticani – è stato chiesto da dove provenissero i bonifici, ed Antonucci ha risposto: “Da un conto della Segreteria di Stato presso lo Ior, Affari generali, con altri 44 sottoconti, dove transitavano ed entravano importantissime somme dell’Obolo di San Pietro e uscite destinate alla carità”. Riguardo al bonifico di 100mila euro effettuato il 13 giugno 2013 da un conto personale di Becciu, Antonucci ha rivelato che della destinazione di tale somma “non c’è alcun riscontro, e non risulta neanche restituita”. Fabio Viglione, difensore di Becciu, ha chiesto se i vescovi di Ozieri, Sanguinetti e Melis, fossero a conoscenza del cosiddetto “conto promiscuo” in cui confluivano i contributi della Segreteria di Stato e quelli della Cei. “Alle perquisizioni non si presentò nessun vescovo”, ha risposto Antonucci. Viglione ha poi fatto riferimento ad un bonifico di 25mila euro versato da Becciu, a suo dire, come contributo alla Cooperativa Spes per acquistare un macchinario panificatore del costo complessivo di 98mila euro. Secondo il gendarme, invece, “è impossibile dimostrare che quei soldi servissero a finanziare tale acquisto”. Poiché dal “conto promiscuo” risultano essere usciti 109 euro per spese relative a capi di abbigliamento di un certo tenore, anche presso i magazzini vaticani, ad Antonucci è stato chiesto se si sentisse di escludere la possibilità che tali spese fossero destinate ai profughi accolti nella Caritas di Ozieri. Il gendarme vaticano non lo ha escluso, anche se ha commentato: “È strano pensare che spese di questo tenore fossero per i profughi”.