Desta sorpresa, insieme all’attesa per capirne le motivazioni, la richiesta della Procura di Roma di archiviare l’indagine relativa al presunto omicidio di Mario Paciolla, il cooperante italiano trovato morto in Colombia nel luglio 2020. Secondo i magistrati, non si sono riscontrati elementi sufficienti a suffragare l’ipotesi dell’omicidio, e, quindi, a rovesciare quella del suicidio, inizialmente avanzata in Colombia. Sia dall’Italia che dalla Colombia arrivano reazioni che esprimono preoccupazione e perplessità. In una nota diffusa dalla loro legale, Alessandra Ballerini, i familiari di Mario Paciolla hanno fatto sapere di essere “sconcertati nell’apprendere la notizia della richiesta di archiviazione depositata dalla procura di Roma per l’omicidio di nostro figlio Mario. Noi siamo certi, anche per le indagini che abbiamo svolto, che Mario non si è tolto la vita”. “Anche in Parlamento non mancheremo di seguire con la dovuta attenzione gli sviluppi di una vicenda che richiede un ulteriore serio approfondimento da parte della giustizia italiana e delle organizzazioni internazionali con le quali Mario Paciolla collaborava attivamente al momento della sua scomparsa”, ha dichiarato il deputato Fabio Porta (Pd), che aggiunge direttamente al Sir: “La nostra richiesta di verità e giustizia su Mario Paciolla non si fermerà”.
Dalla Colombia, la giornalista Claudia Julieta Duque, che con le sue inchieste pubblicate da “El Espectador” ha aperto importanti scenari rispetto all’ipotesi di omicidio, reagisce così: “Il livello di cinismo e impunità nel caso di Mario Paciolla è direttamente proporzionale alla pigrizia delle organizzazioni investigative e all’accomodamento politico agli interessi diplomatici. Mario non è morto, Mario è stato ucciso”. Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, aggiunge: “Il 19 luglio scorso il Sir aveva rilanciato un articolo di Julieta Duque che, a partire dalla necroscopia effettuata in Italia sul cadavere di Paciolla, avvalorava non solo l’ipotesi dell’omicidio, ma anche quella della tortura. Emerge, perciò, una sfasatura tra la tortura rivelata nella necroscopia italiana e la richiesta ora di archiviazione della Procura di Roma. Dobbiamo capire bene le motivazioni di questa richiesta di archiviazione”.