“L’appello pubblicato al termine dell’assemblea autunnale della Comece – dal titolo ‘Un accorato appello alla pace in Ucraina e nell’Europa intera. Dirigere i nostri passi sulla via della pace’ (Lc 1,79) – riassume bene il lavoro svolto e lo stato d’animo condiviso dai vescovi degli episcopati dei Paesi dell’Unione europea”. Lo scrive mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e vicepresidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea, in un articolo su SettimanaNews. “Con esso – spiega – si è voluto dar voce alla speranza proprio in un momento di particolare difficoltà per gli avvenimenti in corso, che potrebbero preludere a ulteriori e incontrollabili allargamenti e intensificazioni del conflitto”. L’appello “si dirige innanzitutto a chi ha scatenato la guerra, non identificato in un intero popolo ma individuato in un determinato soggetto politico”. Crociata sottolinea che “non si può invocare efficacemente la pace dissimulando la verità dei fatti. E la realtà dei fatti parla di un’aggressione, con un aggressore e una vittima, e di un attacco all’integrità territoriale di un Paese, l’Ucraina, che comporta una violazione del diritto internazionale seguito da una serie di crimini contro civili inermi”. Ma l’appello “si dirige anche all’aggredito, perché non vengano vanificati gli sforzi che da tante parti si vogliono intraprendere per arrivare immediatamente almeno a una tregua”.
“Accanto a tutti i tentativi che potranno essere messi in campo, il primo impegno che dobbiamo assumere come credenti deve essere quello della preghiera”, afferma il vescovo. E più oltre: “Il momento richiede uno sforzo che vada almeno in due direzioni. Il primo consiste nell’impegno a capire le radici e il senso di ciò che sta accadendo. […] Capire è la cosa più necessaria per trovare parole e iniziative idonee a percorsi di pace, al livello dell’Unione europea, come nello stesso ambito ecumenico”.
I vescovi della Comece “hanno coscienza del ruolo che in questo momento sono chiamati a svolgere, dal momento che è in gioco, ancora una volta, il destino stesso dell’Unione. Come ha detto il presidente, il card. Hollerich, ‘vediamo tutti con preoccupazione che il conflitto può intaccare la coesione dell’Unione europea e la continuità del progetto europeo’”. “C’è bisogno in questo momento – insieme – di un ‘dialogo razionale’, come lo chiama Papa Francesco, e di ricostruire le basi umanistiche su cui si fonda, nel pluralismo e nel dialogo, l’Unione europea. Sembrerebbe che le urgenze indotte dalla guerra non consentano di attardarsi su questioni di lungo periodo, mentre è proprio questo il tempo in cui curare le une senza trascurare le altre”.