“Difficile confermare o no certe dichiarazioni dell’imputato visto che non esistono testimoni ma mi fido del lavoro degli investigatori e del Pubblico Ministero che in questo caso hanno lavorato accuratamente. Naturalmente non sappiamo ancora quale sarà la sentenza, vedremo a fine processo se sarà riconosciuto il ‘furto aggravato in omicidio’, oppure i due reati di furto e omicidio, in modo distinto. Questa sottile disquisizione tecnica cambia molto in termini di pena applicabile secondo il Codice Penale del Perù”. Lo afferma, al Sir, Vania De Munari, sorella della missionaria laica Nadia De Munari, uccisa lo scorso anno in Perù, in merito al processo in corso verso l’unico imputato di omicidio, avvenuto a Nuevo Chimbote. Proprio nella località peruviana, nelle scorse settimane, è avvenuta l’inaugurazione di un pozzo dedicato a Nadia. Afferma la cugina Katia: “Sono molto contenta che il progetto sia andato a buon fine. La sinergia tra Italia e Perù è stata fondamentale per questa realizzazione, che è l’inizio di una serie di idee e ulteriori progetti, che si stanno concretizzando un po’ alla volta”. Commenta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, anch’egli di origini vicentine: “Il pozzo inaugurato a Nuevo Chimbote diventa un nuovo miracolo di solidarietà in memoria di Nadia. Va sottolineato che la luce e il messaggio di Nadia, hanno ispirato giovani missionari e oratoriani peruviani della Operazione Mato Grosso. Mobilitati con marce e sit-in, sono riusciti a far approvare dal Governo peruviano il rinnovo della concessione nella gestione dei rifugi andini, attività che consente di sostenere la missione educativa del movimento”.