Attraverso il motto: “dialogo con risultati”, i vescovi dell’Ecuador hanno annunciato la chiusura dei tavoli di dialogo tra Governo e rappresentanti delle organizzazioni indigene e sociali, dopo 90 giorni di trattative. I punti di accordo sono stati 199, quelli in cui permane il disaccordo 21 (in particolare, tra Governo e indigeni sul tema del lavoro). “Ci permettiamo di sottolineare, ancora una volta, l’importanza di questo processo, i suoi apprendimenti e le sue sfide”, scrivono i vescovi.
Da questo intero processo di negoziazione e dialogo emergono alcune conclusioni e alcune sfide, secondo la Conferenza episcopale ecuadoriana: “Siamo uno Stato unitario, multinazionale e interculturale”, per il quale sarà una priorità “sradicare tutte le forme di colonialismo e di ostilità che cercano di annullare, frammentare o contrastare le differenze culturali soprattutto le più deboli. Mai nemici, ma compagni, fratelli e amici che condividono un’unica patria”. In questa prospettiva, “il dialogo è l’unico modo responsabile per risolvere i conflitti”; pertanto, occorre “promuovere una pedagogia che assicuri, in tutti gli spazi della convivenza umana, un dialogo sereno e trasparente, basato sull’ascolto, sull’empatia e sulla collaborazione”.