Si è aperto ieri sera (fino al 20 ottobre) ad Assisi, l’annuale corso di aggiornamento pastorale per i cappellani militari, quest’anno sul tema Diritti umani e “nuovi diritti”. Vi partecipano circa 150 cappellani, e una rappresentanza dell’aggregazione laicale dell’Ordinariato (Pasfa). La riflessione introduttiva è stata presentata dall’arcivescovo ordinario militare (Omi), mons. Santo Marcianò, che così ha spiegato il tema dei lavori: “La scelta fatta è stata quella di riflettere non tanto a livello giuridico quanto privilegiando la conoscenza di contenuti, implicanze, sfide sul versante medico scientifico e morale per elaborare delle riflessioni con una ricaduta pastorale”. “Penso – ha aggiunto l’arcivescovo castrense – al privilegio e alla responsabilità di un impegno ecumenico ed interreligioso, da molti di voi giocato sul campo; alla tutela della vita umana e della famiglia, una vera e propria emergenza antropologica e culturale, che trova un’eco significativa nel mondo militare, unitamente alla custodia del creato. Penso a come siamo inseriti direttamente nella pastorale dei giovani e dei migranti e, soprattutto, nella costruzione della pace, alla cui promozione i militari italiani offrono un contributo spesso misconosciuto e che esige il nostro accompagnamento umano e spirituale”. “Una pastorale di accompagnamento, la nostra – ha ribadito – ma anche una pastorale che si gioca ‘sul’ posto del lavoro e una pastorale d’ambiente. Un lavoro prezioso, che fa del Cappellano Militare una figura richiesta dal mondo delle Istituzioni e offre la possibilità di ravvivare le radici cristiane della cultura italiana, che spesso il mondo militare accetta più di altri”. E proprio sulla figura del cappellano militare che la diocesi dell’Ordinariato attiverà un “quarto cantiere” del Sinodo, legato alla particolarità delle realtà diocesana. A seguire padre Massimo Travascio, custode dal convento della Porziuncola, a proposito del Sinodo, ha affrontato il tema “La sfida del camminare insieme in un percorso condiviso”, inquadrando da principio il tema della sinodalità, e ponendo attenzione a ciò che è indicato come lo stile sinodale, “stile che dovrebbe sempre più caratterizzare – ha sottolineato – ogni comunità”. Travascio ha poi rivolto l’attenzione alla seconda fase del cammino sinodale, la “fase narrativa” della Chiesa in Italia, attraverso la lente dei documenti emanati a tale scopo dalla Cei. “La sinodalità – ha concluso – è la profezia che il Pontefice prospetta per la Chiesa del terzo millennio: una Chiesa sinodale è una ‘Chiesa in uscita’ e con le porte aperte”. Oggi si è entrati nel vivo dei lavori affrontando le tematiche delle dipendenze, vecchie e nuove, e quelle dell’identità sessuale e di genere. Stanno offrendo i loro contributi, anche con riflessioni etico pastorali, Luigi Janiri e Pietro Chiurazzi dell’Università Cattolica, e don Giovanni Missier, docente di Teologia morale all’Università Lateranense.