“La realtà virtuale, che ha enormi potenzialità come strumento, finisce per indurre una sorta di apatia dopaminergica che sfocia nei ragazzi in una incapacità di discernimento, di vita piena, di contemplazione della realtà, di bellezza o di incontrare gli altri”. Lo ha detto don Angel Fernandez Artime, rettor maggiore dei Salesiani, nella sua lectio magistralis per la laurea honoris causa in Scienze Pedagogiche, ricevuta dall’Università di Palermo, per l’impegno dei Salesiani nel campo dell’educazione e dello sviluppo integrale della persona. Don Artime ha sottolineato che “educare, offrire idee di vita personale, progetti di vita per il futuro, un’identità forte, sono compiti importanti e molto presenti oggi, come ai tempi di don Bosco”. In particolare, ha osservato che “il Sistema Preventivo salesiano, basato sulla ragionevolezza, sulla religione e sull’amorevolezza, non ha perso la sua attualità, perché, adattato ai nuovi tempi, ha ancora un’eccellente e ineguagliabile essenza pedagogica che permetterà all’educatore di affrontare le sfide del mondo di oggi”. Il riferimento è ai “giovani sempre più presenti nel mondo digitale e online, lontani dalla dimensione dell’incontro, della condivisione, della vita significativa”. “Il tesoro dell’esperienza e del carisma di don Bosco si offre con la stessa affidabilità per il successo educativo dei giovani di oggi”, è la consapevolezza di don Artime. “La dimensione digitale della vita dei giovani rappresenta una sfida educativa più che in passato – ha aggiunto -, perché interessa la vita dei giovani: è il loro mondo, lo spazio dove scorre e si realizza la loro vita, il luogo in cui diventa evidente come la realtà virtuale stia sempre più assorbendo i giovani nativi digitali”. Si tratta, a suo avviso, di “un nuovo areopago, cortile, ambito di vita dove i giovani devono essere accompagnati per non cadere nelle trappole e pericoli (solitudine, manipolazione, sfruttamento, violenze, cyberbullismo, pornografia) che sempre di più li inibiscono impedendo loro di riconoscere il confine tra reale e virtuale, e facendoli precipitare, non raramente, in una solitudine estrema e in quell’incapacità di stabilire relazioni vere e reali con altri”.