Non avere paura dei tempi oscuri che attraversano il continente asiatico. Anche in queste terre la Chiesa si trova di fronte ad un “roveto ardente” fatto di “sfruttamento, inverno nucleare, regimi dispotici che si sostituiscono alle democrazie”. Anche questa terra attende una “nuova Epifania”. “Come 2000 anni fa, i magi dell’Oriente hanno seguito una stella per incontrare l’amore di Dio per l’umanità, anche oggi nel terzo millennio, noi, Chiesa d’Oriente, celebriamo l’incontro dinamico di Cristo nella nostra vita”. Con queste parole cariche di dolore ma anche di speranza, pronunciate dal card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, si è aperta a Bangkok la Conferenza generale della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia che quest’anno celebra il “giubileo” del 50° anniversario della sua fondazione. Fino al 30 ottobre 200 delegati, provenienti da 29 Paesi membri dell’Asia, si sono dati appuntamento nella capitale tailandese per confrontarsi sulle sfide delle Chiese dell’Asia e tracciare percorsi futuri. “Fabc 50: Camminare insieme come popoli dell’Asia”, è il tema scelto per celebrare questo anniversario. Un appuntamento che avrebbe dovuto tenersi nel 2020, ma è stato rinviato ad oggi a causa della pandemia. La Federazione si costituì nel 1970 in occasione della visita di Papa Paolo VI a Manila, che riunì per la prima volta attorno a sé i vescovi asiatici. Il quadro tracciato dal card. Bo, arcivescovo di un Paese dove dallo scorso anno, un golpe militare ha rovesciato un governo democratico per imporre un regime, è complesso, intriso di problemi e difficoltà. “La Chiesa asiatica – ha detto – si trova di fronte al roveto ardente dei problemi esistenziali dell’Asia: sfruttamento, inverno nucleare, grande rivalità di potere, regimi dispostici che si sostituiscono alle democrazie, mercificazione delle lacrime umane, olocausto ecologico, pandemia, milioni di persone in difficoltà migratoria, guerre e sfollamenti, calamità naturali e provocate dall’uomo. La Chiesa asiatica sarà all’altezza del tempo? Di fronte alle sfide a cui siamo chiamati a rispondere, anche noi gridiamo a volte: cosa possiamo fare come una piccola chiesa in Asia?”.
L’arcivescovo che è anche presidente della Federazione, indica una prima strada: “non avere paura”, dice. E esorta i rappresentanti delle chiese in Asia oggi: “Abbiate coraggio. Insieme possiamo sognare un nuovo secolo asiatico”. La Chiesa asiatica ha molte ragioni “per cantare il suo Magnificat”. Questo anniversario è anche una occasione per guardare con gratitudine alle ricchezze che la la Chiesa in Asia ha portato in questo continente. Nonostante “le persecuzioni e le costrizioni”, la fede cristiana è forte e “le vocazioni continuano ad essere di grande gioia per la Chiesa asiatica e mondiale”. “Ricordiamo con cuore grato centinaia di missionari che sono venuti in questo continente per illuminare la grande speranza cristiana. Ora tocca a noi diventare una chiesa missionaria che mostra ai nostri fratelli e sorelle asiatici, la Luce di Gesù”. Dopo l’inaugurazione, da oggi cominciano i lavori. Ciascuno dei 29 Paesi membri è stato invitato a presentare un’esposizione sulla situazione attuale nei propri Paesi. Dal 17 al 22 ottobre, la Conferenza Generale rifletterà su varie tematiche come la pandemia, la globalizzazione, le sfide socio-economiche e politiche, e le questioni di genere, le popolazioni indigene, gli aneliti dei giovani e la trasformazione della Chiesa. Il 23 ottobre – nella Giornata missionaria mondiali – i partecipanti compiranno una “visita virtuale” ad alcune parrocchie nelle diverse aree del continente. Il 26 ottobre invece compiranno un pellegrinaggio ad Ayutthaya in dialogo anche con le altre tradizioni religiose. I lavori si concluderanno il 30 ottobre con la diffusione di un documento finale e un messaggio alle comunità cattoliche dell’Asia. La celebrazione conclusiva sarà presieduta dal cardinale Luis Antonio Tagle, inviato da papa Francesco come proprio delegato.