Terra Santa: Patriarchi e Capi Chiese di Gerusalemme, ‘no’ al trasferimento dell’ambasciata britannica da Tel Aviv a Gerusalemme

Patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme (Foto Lpj.org)

“Un ulteriore impedimento all’avanzamento del già moribondo processo di Pace”: non usa mezzi termini il Consiglio dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme che, in una dichiarazione diffusa ieri, boccia la richiesta da parte del Primo Ministro britannico, Liz Truss, di riconsiderare l’ubicazione dell’Ambasciata britannica nello Stato di Israele, suggerendone lo spostamento da Tel Aviv a Gerusalemme. L’idea di trasferire l’ambasciata britannica è stata comunicata dalla stessa Premier il 21 settembre scorso, a margine dei lavori dell’Onu, in un faccia a faccia con l’omologo israeliano Yair Lapid. “Piuttosto che impegnare preziose risorse governative per un tale sforzo controproducente – si legge nella dichiarazione – incoraggiamo il Primo Ministro e il Governo britannico a raddoppiare invece i loro sforzi diplomatici per facilitare il riavvio dei negoziati tra Israele e l’Autorità Palestinese al fine di andare avanti con l’iniziativa di pace, il tutto in conformità con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite. Solo attraverso una tale iniziativa, crediamo, ci sarà una pace giusta e duratura a Gerusalemme e in tutto il Medio Oriente”.

Gerusalemme (Foto Sir)

Nella loro dichiarazione, i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, tra i quali figurano, tra gli altri, il patriarca greco ortodosso Teofilo III, il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa e il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, ricordano che “Gerusalemme è da tempo riconosciuta dalla Comunità Internazionale, Regno Unito compreso, città con uno status speciale (Corpus Separatum), volto a salvaguardarne la libertà di religione, il carattere sacro di Città Santa e il rispetto e la libertà di accesso ai suoi luoghi santi (cit. da Rapporto delle Nazioni Unite, “The Status of Jerusalem”, 1997)”. Inoltre, viene ribadito nella Dichiarazione, lo Status Quo religioso che vige a Gerusalemme “è essenziale per preservare l’armonia della nostra Città Santa e le buone relazioni tra le comunità religiose in tutto il mondo”. “Implicito al riconoscimento di questo Status Quo – spiegano i capi religiosi – è il già citato Corpus Separatum che la maggior parte dei governi del mondo ha applicato astenendosi dal localizzare le proprie ambasciate a Gerusalemme fino al raggiungimento di un accordo definitivo sullo status della Città Santa. Il previsto movimento dell’Ambasciata britannica a Gerusalemme minerebbe gravemente questo principio chiave del Corpus Separatum e i negoziati politici che cerca di portare avanti”. Da qui l’invito finale al Primo Ministro e al Governo britannico “a raddoppiare gli sforzi diplomatici per facilitare il riavvio dei negoziati tra Israele e l’Autorità Palestinese al fine di andare avanti con l’iniziativa di pace, il tutto in conformità con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite”. A bocciare l’idea del trasferimento dell’ambasciata britannica da Tel Aviv a Gerusalemme era stato nei giorni scorsi anche il primate cattolico di Inghilterra e Galles, card. Vincent Nichols. Ad oggi, tra i grandi Paesi, solo gli Usa hanno trasferito l’ambasciata a Gerusalemme dopo la decisione assunta, nel 2018, dall’allora presidente Donald Trump e mai revocata da Joe Biden.

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