(da New York) L’Italia assieme alla Germania sarà tra i primi Paesi europei ad entrare in recessione. A dichiararlo è il World Economic Outlook, il report sulla situazione economica globale pubblicato stamani dal Fondo monetario internazionale (Fmi). La guerra alle porte dell’Unione europea, la crisi legata alla pandemia da Covid e il crollo del mercato immobiliare cinese sono le principale cause di un rallentamento globale della crescita economica, da cui l’Italia non è esente. Per il nostro paese, l’Fmi, nel 2023 ha tagliato di 0,9 punti la stima sul Pil a meno 0,2%: una crescita negativa che ci accomunerà alla Germania, il cui Pil il prossimo anno è stimano a meno 0,3%. Per il 2022, il Fondo insiste invece su una crescita del Pil italiano del 3,2%.
Per Petya Koeva Brooks, vice capo economista del Fondo monetario internazionale, ci si aspetta che “l’Italia entri in recessione tecnica nei trimestri a venire a causa dei rincari dell’energia e dell’alta inflazione sui redditi. Brooks suggerisce al nuovo governo come “per molti altri Paesi di assicurare supporto ai più vulnerabili, tenendo presente quali siano i margini di bilancio e assicurando che il debito sia orientato al declino”. Secondo un altro economista del Fmi, Pierre-Olivier Gourinchas , nel 2022 “l’Italia è uno dei paesi che hanno fatto meglio del previsto” , grazie a turismo e costruzioni. Tuttavia Gourinchas prevede ” un forte indebolimento con una leggera contrazione il prossimo anno, dovuta ai prezzi dell’energia e al fatto che l’Italia ha una dipendenza sul gas”. A questi si aggiunge “la stretta monetaria nell’area euro e la debolezza della domanda”.
Secondo il World Economic Outlook l’economia globale si espanderà del 2,7% nel 2023, in calo rispetto al 3,2% di quest’anno e al 6% nel 2021, mentre per quanto riguarda il picco dei prezzi l’Fmi prevede che l’inflazione globale raggiungerà il picco quest’anno all’8,8%, prima di scendere al 6,5% nel 2023 e al 4,1% nel 2024. La crescita prevista per l’area euro è del 3,1% nel 2022 e 0,5% nel 2023.
Il Fondo Monetario guarda anche alle conseguenze nei mercati emergenti e in via di sviluppo. Il dollaro forte e la guerra in Ucraina stanno aumentando i costi per il cibo e l’energia importati, mentre le loro economie devono ancora riprendersi dai danni causati dalla pandemia. Circa il 60% delle nazioni più povere del mondo si trova o è a rischio di stress da debito, incapace di far fronte ai propri obblighi finanziari, con molti governi e aziende che non sono già in grado di raccogliere capitali sui mercati finanziari per rifinanziare e mantenere le proprie attività.