La nonna che ha studiato Lettere negli anni 50, sul palco assieme al nipote oggi ricercatore. La laureata esperta di avatar e metaverso accanto al direttore di banca. Marito e moglie titolari di un’azienda agraria locale che si sono conosciuti proprio durante gli anni trascorsi nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica. Per guardare al futuro occorre sempre partire dalla memoria e la rete degli “alumni” pugliesi dell’Ateneo di Largo Gemelli è piena di storie di chi ha scommesso di tornare nel Sud dopo la propria esperienza universitaria a Milano. Una parte di esse è stata raccontata oggi sul palco del teatro Piccinni di Bari, durante l’incontro “L’Università Cattolica del Sacro Cuore a servizio dei giovani, dei professionisti e della società del sud”, un convegno organizzato dalla Conferenza episcopale pugliese (Cep), assieme all’Ateneo e all’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi superiori, ente fondatore della Cattolica. Come ha ricordato il sindaco di Bari, Antonio Decaro, “il tema delle nuove generazioni è sfidante. Le elezioni hanno mostrato come la politica non sappia parlare ai giovani, che invece sentono il bisogno di sentirsi coinvolti”. Anche per mons. Donato Negro, presidente della Cep, “i giovani del Sud affrontano difficoltà maggiori rispetto ai coetanei del resto d’Italia. Cercano opportunità altrove, ma c’è un desiderio forte di sentirsi soggetti attivi capaci di produrre valore nel proprio territorio”. Per mettere al centro dell’agenda nazionale le nuove generazioni, il professore di Demografia della Cattolica Alessandro Rosina ha affiancato a termini ormai noti come neet o Expat la parola degiovanimento: “Se le politiche indicano le trasformazioni del nostro paese concentrandosi sull’aumento degli anziani e non sui giovani che mancano diventa difficile metterli al centro. Il Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo mostra che una larga fetta dei nostri ragazzi vorrebbe poter avere almeno due figli. Se riuscissimo a metterli in condizione di realizzarsi non avremmo problemi demografici, questioni generazionali e gap territoriali”. “L’Università Cattolica ha il dovere di trovare il modo di consegnare agli studenti che vengono da noi competenze che poi possono essere impiegate nei territori di provenienza”, ha sottolineato il rettore della Cattolica, Franco Anelli. L’Università Cattolica è un’istituzione culturale che ha grandi radici sul territorio”, ha affermato mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo: “La continua osmosi e scambio tra giovani di regioni diverse è circuito virtuoso e crea il tessuto vivo del nostro Paese”.