“Relazione” è stata la parola chiave della IV assemblea della Famiglia carismatica cottolenghina, la prima a carattere internazionale, che si è chiusa a Torino dopo un mese di intensi lavori con 400 delegati, in presenza e in video conferenza, dalle realtà della Piccola Casa presenti in Africa, Europa, America del Nord, America del Sud e India.
“La cura delle relazioni – ha sottolineato nelle sue conclusioni don Carmine Arice, padre generale del Cottolengo –, e cioè la qualità dei rapporti interpersonali, la cura del clima dell’ambiente lavorativo e di servizio è dato dall’intreccio delle relazioni ed è il risultato delle medesime. L’uso della parola, dello sguardo, la sconfitta dell’indifferenza è un esercizio indispensabile se vogliamo costruire un nuovo umanesimo”. Un traguardo che naturalmente si delinea dalla Parola stessa. Sempre Arice ha infatti precisato: “Il carisma, come il Vangelo, non tolgono le difficoltà, le notti, le paure, le fatiche ma sono una luce per avere su di esse lo sguardo della fede come pure la possibilità di realizzare, proprio laddove sembra che la parola fine sia l’unica sorte che ci aspetta, un nuovo umanesimo, una casa comune in cui abitare non da estranei ma da cittadini che hanno pieni diritti, qualsiasi sia la situazione personale, la salute, la disabilità, il censo”.
I lavori hanno preso spunto dal tema pastorale della Piccola Casa della Divina Provvidenza per l’anno 2022-2023: “Carisma cottolenghino, pandemia e vulnerabilità: uno sguardo nuovo per il futuro”. Lavori intensi che non hanno mancato di toccare anche la realtà della pandemia. “Pandemia e vulnerabilità dovrebbero aiutarci ad essere più veri e umili”, ha sottolineato don Arice che ha aggiunto: “La nostra umanità non ha bisogno di super eroi ma di persone che sappiano considerare la verità del loro essere. Pensiamo ai nostri ospiti che non nascondono la loro fragile umanità e impariamo da loro”.