“Il balzo dei beni energetici oltre a spingere l’inflazione si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi non compensati da prezzi di vendita adeguati”. Lo evidenzia un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’intero 2021 che su base annuale evidenziano un aumento dei prezzi alimentari pari ad appena lo 0,6 %, molto meno della metà dell’inflazione che è salita al 1,9%. “I dati di dicembre confermano il differenziale con l’inflazione che sale al 3,9% mentre la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari è minore e pari al 2,9%, con molte imprese agricole – denuncia l’associazione – stanno vendendo sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali”.
Per le operazioni colturali gli agricoltori – spiega la Coldiretti – sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. “Inoltre, l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%)”.