È morto ieri ad Asunción, a 93 anni, padre Francisco de Paola Oliva, noto in Paraguay come “pa’i Oliva”. Nato in Spagna, a Siviglia, nel 1928, arrivò trentacinquenne nel Paese latinoamericano, identificandosi durante tutta la sua vita con la difesa dei diritti umani, contro le dittature di Stroessner in Paraguay e dei generali argentini (visse infatti un periodo a Buenos Aires) e con la vita dei poveri che vivono nei cosiddetti bañados, i quartieri poveri della capitale che si trovano lungo il rio Paraguay.
Nel 1969 pa’i Oliva dovette lasciare il Paraguay e fu accolto dai gesuiti argentini, tra cui padre Jorge Bergoglio, e a Buenos Aires salvò molti migranti paraguagi; nel 1978, padre Bergoglio, allora provinciale della Compagnia di Gesù, accompagnò personalmente all’aeroporto il confratello, braccato dai dittatori argentini, favorendo la sua fuga in Inghilterra e, in pratica, salvandogli la vita, come dichiarò in un’intervista all’agenzia Aica nel 2015, alla vigilia della visita del Papa in Paraguay. Fu commovente l’incontro tra i due, ad Asunción.
Ma, al di là di questa importante amicizia e di tali episodi, pa’i Oliva è stato uno dei religiosi più famosi del continente, proprio per aver condiviso la vita dei più poveri e averli sempre difesi. “Era il leader morale della rinascita dei movimenti popolari, grazie al suo lavoro nei bañados – afferma al Sir l’esperto di diritti umani nel Continente, Cristiano Morsolin -. Ricordo il mio incontro con pa’i Oliva nell’agosto 2012 nel fango dei bañados, dove nel 2015 riuscì a far venire personalmente in visita anche Papa Francesco e il loro abbraccio emozionato era il riconoscimento al simbolo della Chiesa in uscita in Paraguay, dove i poteri forti dei latifondisti recriminavano contro le taglienti omelie del gesuita”.