“Tutti auspichiamo di tornare in classe entro il 10 gennaio perché i ragazzi hanno bisogno di normalità, ma al primo posto va messo il loro benessere, il loro stare bene. Io sono a favore del vaccino, e l’ho sempre sostenuto, ma per il benessere dei minori si deve evitare qualsiasi discriminazioni tra chi è vaccinato e chi no. Non è giusto che bambini e ragazzi, che hanno già pagato un prezzo altissimo alla pandemia, si trovino a pagare anche le conseguenze di una decisione assunta dai loro genitori e di cui non hanno alcuna responsabilità”. Non usa mezzi termini Virginia Kaladich, presidente nazionale Fidae – Federazione istituti di attività educative, interpellata dal Sir sul rientro in classe dopo le vacanze natalizie. Dopo il no del governo all’ipotesi di uno slittamento, tra il 7 e il 10 gennaio gli alunni di tutte le regioni torneranno fra i banchi. Scuola in presenza dunque, ma Kaladich non si nasconde alcune difficoltà, invita a non “fare proclami” e a guardare con realismo “la situazione effettiva”. La sua proposta è piuttosto quella di chiedere agli studenti un tampone prima del rientro, “ma occorre saperlo in tempo per potersi organizzare. Alcune scuole riaprono il 7 gennaio”. La presidente Fidae esprime inoltre preoccupazione per la presenza effettiva dei docenti: “In linea di principio va bene dire tutti a scuola, ma ieri ho partecipato a un incontro a livello ministeriale per altri motivi, nel corso del quale un dirigente ha segnalato di avere ricevuto diverse comunicazioni da parte di docenti positivi”. C’è insomma il rischio di una carenza di insegnanti colpiti da Omicron. “Non ho dati precisi, ma da quello che sento occorre guardare la situazione effettiva con concretezza e buon senso. Anche i mezzi di trasporto potrebbero essere a rischio; molti autisti sono positivi”. Insomma, conclude Kaladich, “tutti noi auspichiamo la scuola in presenza ma non mettiamoci il paraocchi. Non so se e per quanto tempo saremo in grado di garantirla”.