Il nuovo anno è iniziato in Colombia con un violento scontro, un vero e proprio combattimento, tra esponenti della guerriglia dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e della dissidenza del decimo fronte Farc, l’altro più importante gruppo guerrigliero ufficialmente smobilitato dopo l’accordo del 2016. Lo scontro si è svolto nel dipartimento orientale dell’Arauca, al confine con il Venezuela, dove entrambi i gruppi trovano rifugio e da tempo si combattono. In questo caso, il combattimento è proseguito in terra colombiana, nei municipi di Tame, Fortul e Saravena, tra il terrore della popolazione civile. Il bilancio provvisorio è di 23 morti, probabilmente tutti componenti dei gruppi armati, ma la dinamica dell’accaduto è all’esame delle forze dell’ordine. Si è parlato di 2mila persone fuggite terrorizzate dalle loro abitazioni, anche se le autorità hanno escluso tale dinamica.
Su quanto accaduto la Chiesa colombiana ha preso posizione con un comunicato della diocesi di Arauca e con una dichiarazione del presidente della Conferenza episcopale (Cec), mons. Luis José Rueda, arcivescovo di Bogotá.
Mons. Jaime Abril González, vescovo di Arauca, ha espresso la sua preoccupazione per questi eventi che “aggravano la crisi umanitaria e sociale” che si vive lì da decenni e soprattutto per il fatto che a essere colpita, ancora una volta, è la popolazione civile. Da qui, un accorato appello perché i gruppi armati almeno risparmino le comunità nel corso dei loro scontri.
Ha, quindi, lanciato un appello a “calmare gli animi” e a guardare al bene comune, non lasciandosi “trasportare da un vortice di violenza che non si sa mai quali ulteriori conseguenze può generare”. Il presule ha chiesto alle autorità di verificare i fatti di quanto accaduto e di fare quanto necessario per tutelare la vita e l’integrità della popolazione civile dove si svolgono questi scontri. Inoltre, ha chiesto loro di stabilire piani di emergenza e aiuti umanitari ove necessario.
Inoltre, ha sottolineato che la comunità internazionale, presente con i suoi organismi in questi territori, è chiamata a fornire il necessario supporto alla popolazione civile e alle sue strutture organizzative. La diocesi, dal canto suo, “fedele ai suoi principi evangelici, sarà sempre pronta a collaborare in tutto ciò che sia utile e necessario, per contribuire al meglio al superamento della grave attualità e, in generale, alla riconciliazione e pace”.
Al vescovo di Arauca fa eco il presidente dell’episcopato. “Iniziamo il 2022 con un preoccupante atto di violenza”, ha affermato mons. Luis Rueda, manifestando la propria vicinanza alla popolazione coinvolta e alla Chiesa locale. “Ancora una volta – prosegue – rivolgiamo un appello alla pace e alla riconciliazione”, invitando alla preghiera e alla speranza.