“Ognuno ha il proprio peccato – chiamiamolo per nome – e Lui non si spaventa dei nostri peccati: è venuto per guarirci”. Lo ha detto Papa Francesco, ieri, all’Angelus affacciandosi dalla finestra della biblioteca del Palazzo apostolico vaticano. Il Pontefice ha posto ai fedeli una domanda: “Noi vogliamo fargli spazio? A parole sì; nessuno dirà: ‘Io no’; sì. Ma concretamente? Magari ci sono degli aspetti della vita che teniamo per noi, esclusivi, o dei luoghi interiori nei quali abbiamo paura che il Vangelo entri, dove non vogliamo mettere Dio in mezzo. Oggi vi invito alla concretezza”.
L’invito del Papa è quello di fare vedere a Dio il peccato. “Siamo coraggiosi, diciamo: ‘Signore, io sono in questa situazione, non voglio cambiare. Ma tu, per favore, non allontanarti troppo’. Bella preghiera, questa. Siamo sinceri oggi”.
Nelle parole di Papa Francesco, la consapevolezza che “in questi giorni natalizi ci farà bene accogliere il Signore proprio lì”. Come? “Ad esempio, sostando davanti al presepe, perché esso mostra Gesù che viene ad abitare tutta la nostra vita concreta, ordinaria, dove non va tutto bene, ci sono tanti problemi – alcuni per colpa nostra, altri per colpa degli altri – e Gesù viene”. “Dio vuole abitare con noi. E attende che gli presentiamo le nostre situazioni, quello che viviamo. Allora, davanti al presepe, parliamo a Gesù delle nostre vicende concrete. Invitiamolo ufficialmente nella nostra vita, soprattutto nelle zone oscure”. “Dio ama abitare nella nostra stalla”, ha concluso.