Nel primo giorno del nuovo anno l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha scelto di celebrare la Giornata mondiale della pace visitando alcuni monasteri femminili della città, soffermandosi brevemente in preghiera con le religiose e i fedeli presenti: alle 8.15 ha visitato il Monastero delle Carmelitane Scalze, per poi recarsi al Monastero delle Benedettine della Adorazione Perpetua; alle 12 ha visitato il Monastero delle Agostiniane, mentre nel pomeriggio alle 15 si è recato al Monastero delle Clarisse.
“La visita del pellegrino alla comunità monastica è come la visita del mendicante – ha detto mons. Delpini -: viene a chiedere la carità in nome di Cristo. Chiedo la carità della preghiera: che cos’altro posso chiedere a una comunità monastica. So che si radunano qui donne che fanno della preghiera il loro modo di servire la Chiesa”.
Sempre nell’ambito di questa preghiera itinerante per la pace, alle 10.15 l’arcivescovo ha presieduto la celebrazione eucaristica nell’abbazia Ss. Pietro e Paolo in Viboldone, a San Giuliano Milanese, che ospita la comunità monastica delle Benedettine. “La preghiera per la pace purifica il cuore da un ripiegamento ossessivo su di sé – ha affermato mons. Delpini nell’omelia -. La preghiera per la pace è un momento per ricevere grazia dallo Spirito e prendere coscienza di drammi tremendi di popoli in guerra, di società massacrate da conflitti insanabili”.
La preghiera per la pace, ha spiegato poi l’arcivescovo, può essere vissuta come benedizione per l’anno che inizia: “La benedizione non è una specie di assicurazione che protegge da tutti i pericoli, non è uno scudo protettivo che garantisce da ogni male, che mette al sicuro da ogni minaccia. Piuttosto è la promessa che in nessuna situazione, in nessuna tribolazione saremo abbandonati da Dio: è l’alleato fedele”.
Facendo riferimento al Messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace, mons. Delpini ha concluso: “In particolare preghiamo per il dialogo tra le generazioni: sentiamo la mortificazione di non riuscire a trasmettere ai giovani di oggi la fede, l’ardore, l’amore che ha ispirato la nostra vita, l’esperienza, la sapienza che è maturata nel tempo, la persuasione che la vita sia una vocazione, le sofferenze drammatiche e le devastazioni che la guerra ha prodotto anche nella nostra città, anche nella nostra Europa”.