“In questi cinque anni, dopo l’accordo di pace, la Colombia è cambiata e gli indicatori complessivi sono migliorati, si è affermata a vari livelli una cultura amica della pace. Tuttavia, la transizione è lenta e traumatica, la violenza è ancora diffusa ed elevata, ci sono forze molto potenti che si oppongono all’accordo”. Lo afferma al Sir Camilo González Posso, di Indepaz (Istituto di studi per lo sviluppo e la pace), ong colombiana che tiene un costante monitoraggio della violenza in Colombia e che a fine 2021 ha stilato il bilancio dell’anno, registrando una diminuzione di leader sociali, ambientali e comunitari uccisi, ma anche un elevatissimo numero di massacri (96) che hanno coinvolto le popolazioni civili. Il presidente dell’ong sottolinea la necessità di un “salto di qualità”, di una “prova di forza democratica”, per fare fronte agli interessi sovranazionali del narcotraffico e delle mafie.
La Colombia si appresta, infatti, a vivere un delicatissimo semestre elettorale, caratterizzato prima dalle elezioni parlamentari e poi da quelle presidenziali. “Da un lato, anche in passato, durante le campagne elettorali si è fatto ricorso alle armi, e dunque c’è preoccupazione per un aumento della violenza”. D’altro canto, “le elezioni costituiscono un’opportunità di trasformazione, di cambiamento contro un sistema di interessi cristallizzato. Si tratta di scompaginarlo attraverso una società civile più vigilante, che faccia affermare la democrazia”.
Un processo non facile, che rischia ancora una volta di essere traumatico. Non a caso, la prima denuncia del 2022, da parte della Commissione Giustizia e pace, rilanciata dalla stessa Indepaz, ha riguardato le minacce di gruppi armati agli indigeni, compresi dei minori (fatti oggetto di intimidazioni e richieste d’informazioni), della martoriata comunità del popolo Nasa, nel municipio di Paéz (Cauca), nel contesto dell’attività di campagna elettorale dell’indigena Aida Quilcué, candidata al Senato.