Oggi i ragazzi “non sono pronti a gestire emotivamente la libertà delle coetanee e al tempo stesso la propria sessualità. La disinibizione legata all’alcol e all’essere in gruppo-branco dove ci si esalta a vicenda, slatentizza istinti bestiali normalmente tenuti sotto controllo”. Lo dice in un’intervista al Sir Maria Beatrice Toro, psicoterapeuta e docente di psicologia di comunità presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium. Con lei parliamo del dilagante fenomeno tra i più giovani delle violenze contro le donne partendo da due episodi di cronaca molto diversi ma con un fondo comune: le aggressioni di Capodanno a Piazza Duomo a Milano, e gli arresti – è notizia di questi giorni – dei tre giovani autori dello stupro di due ragazze perpetrato in una villetta di Primavalle, a Roma, nella notte di Capodanno 2021. “Un fenomeno – conferma – che constato anche tra le mie pazienti adolescenti e che si verifica a casa di amici minorenni, della migliore amica, ed esprime l’incapacità della nostra società di gestire gli impulsi”. Secondo l’esperta, nelle aggressioni di Piazza Duomo “sembra prevalere il fare branco per sopraffare l’altro, un meccanismo istintuale e selvaggio che riduce la donna ad un essere sub-umano”, mentre nella violenza di Primavalle, perpetrata da giovanissimi appartenenti a famiglie dell’alta borghesia, Toro legge “un’incapacità di tollerare la libertà e l’emancipazione della donna, una frustrazione maturata e covata che diventa volontà di ‘punire’ chi magari ti ha anche escluso”. Perché non solo i giovani immigrati di seconda generazione possono sentirsi emarginati: anche l’alta borghesia è “una fascia sociale estremamente discriminatoria ed escludente”.