“Il danno materiale è così enormemente alto che ci vorrà molto tempo per ritornare alla vita normale. La gente ha perso case, piantagioni, macchinari e materiali per la pesca e per l’agricoltura. Il Governo, la popolazione, la Chiesa ed altre entità stanno valutando l’impatto di questa calamità per poter iniziare l’opera della ricostruzione, invitando la comunità internazionale a contribuire”. È stato il card. Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ad aggiornare sulla situazione nell’isola di Tonga colpita da “una delle più disastrose eruzioni vulcaniche avvenute in epoca moderna” e dal susseguente tsunami. Prendendo la parola ieri sera nell’omelia pronunciata durante la preghiera per le isole di Tonga organizzata, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, dalla Comunità di Sant’Egidio, il cardinale ha riportato le informazioni raccolte dal Dicastero direttamente dal vescovo di Tonga, il card. Soane Patita Paini Mafi. Si tratta – ha quindi commentato il card. Czerny – di una catastrofe che “ci sconvolge per la sua enormità, per lo scatenarsi improvviso delle forze della natura” e costringe l’umanità “a riconoscere la propria incapacità di avere risposte e controllo su tutto”. “Certo – riconosce il prefetto -, a differenza del passato, oggi possiamo affrontare con mezzi diversi questa crisi: ma come di fronte alla pandemia, anche di fronte alle impressionanti forze di eventi catastrofici quali quelli delle Isole di Tonga dobbiamo riconoscere e denunciare quasi niente di risorse si dedichi alla prevenzione delle catastrofi, che è la cura della vita e della terra!”. La macchina della solidarietà è partita. Già dal primo momento, la Caritas Tonga, servendosi del materiale provvidenzialmente spedito dalla Caritas Aotearoa New Zealand poco prima di Natale, si è messa ad aiutare la gente, distribuendo acqua, cibo, vestiario e coperte. Dalla scorsa settimana, la Caritas neozelandese, con l’aiuto della New Zealand Navy, sta inviando ancora più materiale per l’emergenza. Da qui la preghiera per le popolazioni delle isole: “Ci rivolgiamo a Dio, creatore del cielo e della terra, perché sollevi questi fratelli dall’abbattimento e dallo sconforto, Lui che ‘ha chiuso tra due porte il mare’, che ha posto ‘le fondamenta della terra’, che ha ‘comandato al mattino e assegnato il posto all’aurora’, perché faccia cessare la violenza della natura, come il Suo Figlio fece cessare la tempesta nel mare di Galilea; affinché la gente di Tonga possa ricostruire quanto la tempesta ha distrutto, e torni la serenità. Chiediamo al Signore di toccare il cuore degli uomini e delle donne, perché dedichino le risorse della scienza a sollevare i popoli dalle catastrofi naturali, dai cambiamenti climatici, dalle malattie, dalla povertà, dall’esclusione. Che la nostra preghiera possa superare ogni distanza, manifestando l’appartenenza all’unica famiglia di Dio, nella quale tutti siamo stati accolti come figli adottivi”.