“Attenzione al pericoloso posticipo di interventi già programmati”. A lanciare l’allarme in un’intervista al Sir è Antonino Giarratano, presidente della Siaarti (Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva) che nei giorni scorsi ha acceso i riflettori sulla situazione degli ospedali sotto pressione e a rischio collasso a causa del Covid-19, dove interventi programmati e terapie importanti sono costretti al rinvio mentre medici intensivisti e d’emergenza sono in burnout.
Rispetto a due anni fa, spiega Giarratano, “gli anestesisti-rianimatori, dopo 5 ondate pandemiche, manifestano in 3 casi su 5 una condizione di burnout. Si presenta quindi una percentuale altissima – è passata dal 15% al 65% – di professionisti con vari gradi di esaurimento psicofisico che colpisce prevalentemente il sesso femminile e i giovani”.
La pressione poi nell’ultima attuale ondata pandemica “vede le terapie intensive e gli ospedali sotto enorme pressione per tre tipologie di pazienti: i pazienti Covid con grave sindrome da insufficienza respiratoria; i pazienti Covid che con la variante Omicron e con la vaccinazione si presentano (a loro insaputa) positivi ed asintomatici e comunque vanno in ospedale per trattare un’altra loro condizione patologica, come un’ernia, una frattura o un tumore; e da ultimo i pazienti non-Covid, come definiamo i pazienti che necessitano di cure come prima la pandemia e che trovano meno spazio e meno risorse disponibili per le loro cure”.
Tre popolazioni di pazienti “gestite spesso in modo non coordinato su base nazionale e regionale con soluzioni che variano da ospedale ad ospedale”. Di qui la necessità, conclude, di “pianificare e organizzare perché la carenza di posti letto specialistici e di risorse umane – come anestesisti rianimatori e infermieri competenti e numericamente adeguati – rischia di ritardare la risposta alla domanda di salute dei cittadini più fragili e bisognosi”.