“Sarebbe bello imparare ad ascoltare. In Occidente sembra non ci sia spazio per la pratica dell’ascolto, ad esempio gli aspiranti medici e persino i seminaristi dovrebbero esercitare l’arte dell’ascolto ma non ci sono corsi in tal senso”. Lo ha detto il vescovo di Savona-Noli, mons. Calogero Marino, stamani, incontrando gli operatori dei mass media locali in occasione della festa del patrono san Francesco di Sales.
La lettura della poesia “Dall’immagine tesa” di Clemente Rebora, accompagnata da un brano del capitolo 8 del Vangelo secondo Luca, ha fatto da preambolo. “I versi di Rebora richiamano alla doppia dimensione dell’ascolto e dell’attesa, che qualche volta ci sembra vana e che viviamo spesso. Il venire in un’attesa che sembra vuota è il venire di Dio, di una luce, di un senso – ha aggiunto il vescovo -. Questa poesia aiuta a capire la dimensione del vostro lavoro – ha poi proseguito, riferendosi ai giornalisti presenti – Voi cercate notizie e fatti e d’improvviso la parola ‘viene’ e ‘accade’. Compito del giornalista è ascoltare la parola, ad esempio durante le interviste, e leggere i fatti. La postura del giornalista sia quella dell’ascoltare”.
Dalle parole del vescovo emerge la consapevolezza che “talvolta prevale l’atteggiamento del parlare o dello scrivere che non nasce da un ascolto vero e profondo”. “Soprattutto nei talk show televisivi sembra che il giornalista assuma un ruolo più teatrale e più che ascoltare la risposta dell’ascoltatore prepara la domanda successiva e costruisce un suo discorso. Il giornalista che mi piace è quello che si lascia destabilizzare dall’ascolto della parola”. Infine, mons. Marino ha osservato anche che “spesso noi preti pensiamo di conoscere la Parola di Dio benissimo e non lo ascoltiamo come si dovrebbe”. “Mi chiedo se siamo capaci di ascoltare la ‘parola’ che accade in tutti i terreni o se privilegiamo soltanto alcuni terreni – ha concluso il vescovo -. Il giornalista deve riconoscere che i terreni, quindi i contesti, sono diversi e che la loro diversità è importante”.