“Di questo gravissimo disastro ambientale si parla perché è accaduto vicino a Lima, ma in Amazzonia in questi ultimi anni ci sono stati continui sversamenti di petrolio e pochi ne hanno parlato. In ogni caso, si tratta di situazioni che hanno un impatto non solo ecologico, ma anche sociale, come spiega Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’. Tutto è connesso. E tutto ciò accade per logiche di profitto”. Così Rocío Valdeavellano, tra le animatrici del Movimento Laudato Si’ in Perù, attiva a livello ecclesiale e di società civile, commenta il disastro ambientale accaduto lungo le coste del Pacifico peruviano, dopo lo sversamento di 6mila barili di petrolio, ma anche le notizie che giungono dal dipartimento amazzonico di Loreto sulla rottura dell’oleodotto nordperuviano. “Quali sono gli standard ambientali di queste attività? – si chiede l’attivista ambientale – Quali i mezzi di prevenzione? Bisogna andare alle cause, non solo agli effetti”.
Quanto accaduto in questi giorni suggerisce a Valdeavellano un’ulteriore riflessione: “Mi pare che si tratti di una sberla, di una sveglia, per farci capire che è il momento di non investire più sul petrolio e sulle fonti fossili. Dobbiamo cogliere i segni dei tempi. Il Perù è uno dei Paesi più danneggiati dal cambiamento climatico. Dobbiamo riflettere non solo e non tanto sulle emissioni, che in Perù impattano solo per lo 0,3% a livello mondiale, ma sul dramma della deforestazione, che dipende anche dalle continue attività estrattive di petrolio e minerali. Ripeto, oggi siamo di fronte a un dramma nella zona costiera e giustamente dobbiamo essere solidali con quelle preoccupazioni, ma senza dimenticarci di ciò che accade in Amazzonia”.