Il richiamo di Papa Francesco alla progressiva perdita della capacità “di ascoltare chi abbiamo di fronte, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui più importanti argomenti del vivere civile” fa da sfondo al Messaggio per la 56ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. “Sarebbe facile – osserva Stefano Di Battista, presidente del Copercom (Coordinamento delle associazioni per la comunicazione) – additare nelle tecnologie digitali il venir meno di questa attitudine, ma se ‘l’ascolto di sé, delle proprie esigenze più vere, quelle inscritte nell’intimo di ogni persona’ è ciò che difetta in una società votata alla velocità, occorre interrogarsi se ciò non risieda nel fatto che tutto questo affannarsi ha esaurito lo spazio per la riflessione interiore”.
“’C’è un uso dell’udito che non è un vero ascolto, ma il suo opposto: l’origliare’ continua il Papa, una tentazione che nel social web sembra essersi acuita ‘strumentalizzando gli altri per un nostro interesse’”. Invece, sottolinea Di Battista, “andare al cuore della notizia significa spogliare noi stessi delle sovrastrutture e dei pregiudizi, in quello stile di comunione che il Messaggio richiama nella sua ultima parte”. “Il miglioramento tecnologico – aggiunge il presidente del Copercom – ha reso oggi le possibilità di reperimento delle informazioni e la loro analisi di gran lunga superiore al passato. Ma lo strumento, per quanto importante e perfezionato, non sostituisce il lavoro dell’uomo, la sua capacità di riportare in pagina ciò che ha visto e ascoltato. ‘Solo se si esce dal monologo si può giungere a quella concordanza di voci che è garanzia di una vera comunicazione. Ascoltare più fonti, non fermarsi alla prima osteria’ per esercitare quell’arte del discernimento ‘che appare sempre come la capacità di orientarsi in una sinfonia di voci’”.
Per Di Battista, “la tentazione del copia e incolla è la trappola in cui rischia di inciampare la moderna comunicazione, in un girone autoreferenziale che non si preoccupa più del destinatario finale, di quel lettore che dovrebbe essere il vero interlocutore al quale si rivolge ogni giornalista”.