“Ricordare la figura di don Zeno nella Domenica della Parola di Dio, voluta da Papa Francesco, assume un fascino speciale: ci rimanda ad una parola che diventa vita, che si incarna nei gesti, che si fa denuncia vibrante perché nasce da un cuore infatuato del Vangelo, innamorato di Gesù di Nazareth”. Lo ha detto il vescovo di Carpi, mons. Erio Castellucci, nella messa che ha presieduto ieri – Domenica della Parola di Dio –, nella ricorrenza di anniversari che riguardano il sacerdote carpigiano don Zeno Saltini e l’opera da lui fondata Nomadelfia, nella cattedrale di Carpi.
Il vescovo ha poi ricordato che nella prima messa celebrata proprio nella cattedrale a Carpi, 91 anni fa, don Zeno presentò un giovane che aveva preso con sé, appena uscito dal carcere. “Quel prete novello era venuto per proclamare la libertà ai prigionieri – ha ricordato il presule –. Si circonderà poi di ragazzi che vivevano tante forme di disagio, portando così il lieto annuncio ai poveri. Busserà alle porte delle autorità, nella Chiesa e nello Stato – trovandole spesso purtroppo chiuse – per cercare di ridare ai ciechi la vista, per evitare che nascondessero la testa sotto la sabbia. Vivrà e predicherà una grande libertà interiore, che lo renderà indigesto a tanti, come accade sempre ai profeti; ma in questo modo darà il proprio contributo per portare agli oppressi la libertà”.
Nelle parole di mons. Castellucci la consapevolezza che don Zeno “non ha eguagliato Gesù – cosa impossibile – ma si è avvicinato molto a lui nell’identificazione tra parola e vita”. “Don Zeno è stato una specie di Vangelo ambulante. Non pretendeva di tradurre in realtà ‘tutto’ il Vangelo, ma sentiva di dover interpretarne fino in fondo la radicalità. Don Zeno è un dono che va donato, specialmente agli ultimi, i destinatari della missione di Gesù”.