“Noi uomini abbiamo bisogno di quella Parola di Dio che ci è stata trasmessa nella forma della Bibbia. Senza di essa, non potremmo vivere, perché ci verrebbe a mancare il nutrimento dell’anima. Come ci ha detto il ritornello del Salmo ‘Le tue parole Signore sono spirito e vita’. Dunque, senza riferimento alla Parola non si può vivere”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nella concelebrazione per la “Domenica della Parola”, ieri pomeriggio, nella parrocchia perugina di San Sisto, in cui si è ricordato don Andrea Santoro, ucciso mentre aveva la Bibbia in mano. Sacerdote della diocesi di Roma e missionario fidei donum in Turchia, il 5 febbraio 2006 stava pregando inginocchiato all’ultimo banco della sua chiesa di Trebisonda, quando un uomo è entrato e gli ha sparato alle spalle.
La Bibbia di don Andrea, nella traduzione in lingua turca, era aperta sul libro dei Salmi, in particolare sul Salmo 22, “Il Signore è il mio pastore”, ha riferito nella sua testimonianza Maddalena Santoro prima della Messa. E l’arcivescovo ha commentato che il Buon Pastore, Gesù, in questo modo ha consolato il suo sacerdote don Andrea fino all’ultimo, mentre stava donando la sua vita. Il sacerdote aveva uno speciale rapporto con la Parola di Dio – ricorda la sorella –. “La meditazione della Scrittura avesse sempre improntato la sua missione di sacerdote”.
Il card. Bassetti ha anche ringraziato dom Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli, per aver commentato il brano di Emmaus, dal Vangelo secondo Luca, attualizzandone il significato per il cammino sinodale che la Chiesa ha intrapreso, così come il Sab – Servizio per l’animazione biblica della diocesi di Perugia – che anche in tempo di pandemia ha continuato a offrire a tutti occasioni di ascolto e studio della Bibbia.
Parlando, nell’omelia, della Parola dell’Antico e del Nuovo Testamento, il card. Bassetti ha evidenziato che “tutte e due le parti della Scrittura sono il nutrimento che viene dato a chi ha fame di frutti buoni, e ogni volta che viene celebrata la liturgia della Parola, questi frutti possono essere gustati da tutti i fedeli”. Il cardinale, avviandosi alla conclusione, si è rivolto “a coloro che amano, leggono, studiano e vogliono divulgare la Sacra Scrittura”. “Dalla Bibbia discende non solo l’impegno a studiarla, ma anche – o soprattutto – a mettere in pratica quanto dice, e cioè, a impegnarsi per amare Dio e il prossimo. La carità per Dio, che si esprime nell’amore per la Bibbia diventi carità per tutti”.