Un trend in lieve calo. A Cremona, rispetto al 2018/2019, la percentuale dei ragazzi che si avvalgono dell’insegnamento della religione a scuola registra un calo del 2,13%. È quanto emerge da un’indagine diffusa oggi dalla diocesi di Cremona che ricorda alle famiglie con figli in età scolare che, entro la fine di gennaio, bisognerà procedere all’iscrizione dei ragazzi che iniziano un nuovo ciclo scolastico e contemporaneamente decidere se avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica. Nell’anno scolastico 2020/2021, la percentuale degli studenti che si sono avvalsi di questa opportunità formativa è stata del 77,72%: su una popolazione scolastica totale di 45.714 unità, 35.529 hanno seguito l’ora di religione. Due anni fa, la percentuale era il 79,85%. “La media nazionale – sottolinea la diocesi in una nota – è dell’83,40% e quindi il nostro territorio si trova ben sotto di tale dato, in linea però con il trend registrato nel Nord Italia dove praticamente un alunno su tre non si avvale di tale materia scolastica”. Se i centri professionali hanno registrato percentuali altissime (96.07%), i licei sono restati leggermente sopra la media generale (77,91%) mentre si è assistito ad un brusco calo negli istituti tecnici (67,31%) e in quelli professionali (59,20%). Nella scuola dell’infanzia la percentuale è arrivata al 81,21%, nella primaria è scesa al 78,21%, mentre nella secondaria di primo grado – ovvero le medie – la percentuale dei ragazzi che hanno seguito l’insegnamento della religione cattolica si è attestata al 77,08%. In media il 35% degli studenti di origine straniera ha scelto di seguire la disciplina. “Le ragioni di questo lieve ma costante calo sono diverse – commenta l’Ufficio diocesano di pastorale scolastica -. Anzitutto l’aumento di ragazzi di altre religioni”. In secondo luogo, “ci sono sempre più famiglie che a causa della secolarizzazione imperante non hanno più nessun riferimento religioso, soprattutto nelle grandi città”. In terzo luogo, “molti ritengono, a torto, che l’ora di religione sia una sorta di catechismo inutile per la propria formazione personale, invece che una vera e propria occasione per arricchire il proprio bagaglio culturale”. Nella nota, l’Ufficio diocesano offre una riflessione sulle “ragioni” che possono spingere le famiglie e i ragazzi verso questa scelta. “Conoscere la religione cristiana significa approcciarsi con più facilità a quella cultura che ha modellato la nostra società, i suoi valori, le sue tradizione, il suo modo di concepire l’uomo”. “L’ora di religione, inoltre, è una vera e propria scuola di dialogo che permette di conoscere le altre religioni, quell’itinerario compiuto da tanti popoli alla ricerca del mistero della vita, di un oltre che possa dare spessore e speranza al quotidiano”. Questa ora “consente di affrontare temi che inevitabilmente affiorano nel cuore dei ragazzi: il senso della vita e della morte, il significato del dolore, la ricerca della bellezza, il desiderio di felicità”. La diocesi infine precisa che gli insegnanti di religione “non sono dei catechisti e non vengono mandati a fare proselitismo: sono uomini e donne, preparati, quasi tutti laici, spesso padri o madri di famiglia, che credono fortemente che il pensiero cristiano possa essere un valore aggiunto per tutti”.