La deliberazione (ieri) da parte del Consiglio dei ministri del testo definitivo del 5° Piano nazionale per l’infanzia e l’adolescenza – che ora adottato con decreto del presidente della Repubblica – “è un ulteriore passo verso l’attuazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. La partecipazione dei bambini e dei ragazzi è la grande novità del Piano: il loro punto di vista, le loro opinioni sono state prese in considerazione. Utilizzando le Linee guida nazionali sulla partecipazione, chiediamo di garantire ai bambini e ai ragazzi un ruolo nell’attuazione e nella valutazione del Piano stesso. L’Unicef ha partecipato ai lavori dell’Osservatorio nazionale infanzia, presieduto dalla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, che lo ha elaborato, grazie ad un serrato lavoro che ha coinvolto istituzioni nazionali e locali, associazioni ed esperti”. Lo ricorda oggi la presidente dell’Unicef Italia, Carmela Pace.
Le misure previste rispondono alle raccomandazioni che l’Italia ha ricevuto dal Comitato Onu sui diritti dell’infanzia nel 2019, utilizzando l’Agenda Onu 2030 come orizzonte di riferimento e il percorso proposto dalla Commissione europea con la Child Guarantee per assicurare un’attenzione ai bambini ed agli adolescenti più vulnerabili.
Le azioni previste afferiscono a tre ambiti. Innanzitutto, “l’educazione: con misure sul sistema integrato 0-6 anni, sulla corresponsabilità tra scuola, studenti e famiglia, sulla promozione del benessere fisico e psicologico e per rinforzare gli organici dei servizi e aggiornare i percorsi di studio”. Poi, “l’equità: viene declinata nel Piano con azioni per il contrasto alla povertà minorile, le opportunità educative per l’inclusione sociale, per i servizi di cura, tutela e protezione e misure di protezione anche dagli abusi e dai maltrattamenti”. Infine, “l’empowerment: prevede azioni di sistema per favorire il protagonismo dei bambini e degli adolescenti, quelle per la costruzione di comunità educanti e per programmare e valutare le politiche pubbliche, oltre che la promozione della salute materno infantile”.