“Quando, negli anni ’90, mi fu chiesto di raccogliere testimonianze per la causa di beatificazione, ho scoperto che dopo 16 anni la gente di San Juan de Nonualco ricordava per filo e per segno quello che padre Cosma aveva detto e fatto. Nei quasi tre mesi in cui mi misi a disposizione per raccogliere i dati, si sono presentate circa 200 persone”. Lo afferma, in un’intervista al settimanale diocesano di Vittorio Veneto “L’Azione”, padre Claudio Bratti, postulatore della causa di beatificazione di padre Cosma Spessotto, francescano originario di Tarzo (Tv), uno dei quattro martiri che vengono beatificati sabato 22 gennaio a San Salvador. Figlio di emigranti bellunesi, padre Claudio Bratti è nato in Guatemala e proprio a lui, per la conoscenza dello spagnolo e del contesto centroamericano, è stato chiesto di seguire la causa di beatificazione di padre Cosma. Così, tra il 1996 e il 2000, padre Bratti, che ha conosciuto personalmente padre Cosma e ha collaborato con lui, ha compiuto un’inchiesta minuziosa sul suo conto, raccogliendo testimonianze e “ficcando il naso – come lui stesso afferma – anche dove non si doveva”. Sarò proprio padre Bratti, il 22 gennaio, a leggere il documento ufficiale di proclamazione della beatificazione di padre Cosma dinanzi al cardinale Gregorio Rosa Chávez, che presiederà la solenne celebrazione eucaristica a nome di Papa Francesco.
Dice il postulatore: “La vocazione missionaria di padre Cosma germina negli anni di formazione, durante i quali matura la disponibilità di andare missionario in Cina. Con l’avvento di Mao Tse Tung il suo progetto sfuma. È inviato nel convento di Vittorio Veneto, dove viene a sapere della richiesta di sacerdoti da parte dei vescovi dell’America Latina: non ci pensa due volte e si rende subito disponibile. Nel 1950 padre Cosma parte per il Salvador. Nei trent’anni di missione, prima a San Pedro de Nonualco e poi a San Juan de Nonualco, padre Cosma si rivela un pastore semplice, sempre disponibile, senza troppe ‘arie’. Ho concluso che è stato un ‘Curato d’Ars alla salvadoregna’”.Per qua nto riguarda il martirio, “padre Cosma ha dovuto, un po’ alla volta, prendere le difese del suo popolo. Si erano formati i cosiddetti ‘squadroni della morte’ che durante la notte passavano a uccidere quelli che erano ritenuti ‘nemici dello Stato’”. In questo scenario, il religioso cercò di fermare le numerose azioni punitive, indispettendo le milizie. “Dopo un’ennesima spedizione punitiva, padre Cosma si rivolse direttamente ai capi delle forze armate denunciando le modalità da ‘giustizia sommaria’ dell’esercito e ammonendo che di queste azioni ‘avrebbero dovuto rispondere di fronte a Dio’. Poi ci fu anche l’assassinio di uno dei giovani di padre Cosma: al suo funerale, egli fece una predica durissima contro la pratica della delazione che aveva portato all’uccisione del giovane”.