Save the Children stima che almeno 28.000 bambini e 80.000 persone siano stati colpiti, su una popolazione di circa 100.000, in seguito all’eruzione di un vulcano sottomarino vicino a Tonga che sabato ha innescato uno tsunami. Almeno tre persone sono state uccise e 50 case sono state distrutte e, come confermato dal governo di Tonga, sono stati segnalati ingenti danni sul lato occidentale delle isole Tongatapu, ‘Eua e Ha’apai, dove la maggior parte delle famiglie sono sfollate e hanno trovato rifugio da parenti. In alcune parti dell’arcipelago del Pacifico meridionale le comunicazioni sono ancora interrotte. “Una valutazione completa dei bisogni umanitari non è ancora possibile a causa della mancanza di apparecchiature di comunicazione funzionanti e dell’inaccessibilità di alcune delle aree più colpite – afferma Save the Children –. Oltre alle preoccupazioni per il benessere delle famiglie che hanno perso la casa, si teme per i rischi per la salute dei bambini e dei loro genitori a causa dell’inquinamento da ceneri nell’acqua potabile. Le autorità hanno già segnalato che alcune sorgenti d’acqua sono contaminate dalla cenere, che può contenere metalli pesanti come rame, cadmio e arsenico”. Le scuole avrebbero dovuto riaprire il 31 gennaio, “ma i danni e la distruzione degli istituti scolastici ritarderanno indubbiamente la ripresa delle lezioni. Save the Children è pronta a sostenere la gente di Tonga in ogni modo possibile” ha dichiarato Shairana Ali, Ceo di Save the Children Fiji: “Gli abitanti delle isole del Pacifico sono tristemente abituati ad affrontare i disastri. Con l’innalzamento delle acque marine nel Pacifico a causa del cambiamento climatico, Paesi come Tonga e Fiji sono più vulnerabili più che mai agli tsunami. Nonostante la resilienza e la capacità di adattarsi, bastano pochi metri d’acqua in più per coprire una casa, per uccidere un bambino o una famiglia”. A Tonga, Save the Children in collaborazione con il ministero dell’Istruzione implementa un programma di apprendimento a distanza utilizzando la tecnologia per raggiungere le isole periferiche e le popolazioni remote.