Tre morti e sette feriti, tutti cattolici: è il bilancio del raid aereo che l’esercito birmano, “Tatmadaw”, ha lanciato, nelle prime ore del 17 gennaio, sui campi profughi nelle foreste nei dintorni di Loikaw, capitale dello Stato birmano di Kayah, nell’Est del Paese. Come riferiscono all’Agenzia Fides fonti nella Chiesa cattolica locale, i profughi erano fuggiti dai loro villaggi e da Loikaw, divenuta ormai deserta, mentre infuriavano gli scontri tra l’esercito e le Forze di difesa popolare, milizie spontanee nate in tutto il territorio nazionale, all’indomani del colpo di Stato del 1° febbraio 2021. Tra gli sfollati interni vi sono numerosi cattolici, che hanno abbandonato le case e le parrocchie, trovando rifugio nelle foreste. Su quelle aree boschive, dove hanno trovato rifugio circa 600 civili, per lo più anziani, donne, bambini, il “Tatmadaw” ha lanciato raid aerei che hanno ucciso tre persone: due sorelle, Natalia, 18 anni, e la piccola Rosetta, 7 anni; e un uomo, Felice, di 50 anni. Altri sette sono i feriti bisognosi di cure. Tutti erano scappati dal vicino villaggio di Moso, dove il 24 dicembre scorso sono stati rinvenuti i corpi carbonizzati di almeno 35 civili, tutti cattolici, uccisi dai soldati birmani in quella che è stata definita “la strage di Natale”. Questa mattina, 18 gennaio, la comunità cattolica si è radunata nella boscaglia per celebrare un semplice e sobrio rito funebre, nella commozione generale, mentre il sacerdote cattolico don Jacob Khun ha pronunciato brevi parole di commemorazione delle vittime, invitando alla speranza e alla preghiera. Nel Myanmar orientale continuano combattimenti e bombardamenti aerei e di artiglieria. Nei giorni scorsi è stata colpita anche la chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Doukhu, mentre le chiese si trasformano spesso in centri di accoglienza per i profughi. Anche i templi buddisti si sono svuotati e i monaci sono fuggiti. Le sei parrocchie cattoliche della città di Loikaw sono deserte e i fedeli, esposti alla fame, al freddo, all’indigenza, alla violenza, necessitano di assistenza materiale di conforto spirituale. I cattolici sfollati, dice a Fides Gabriel, uno tra i battezzati di Moso, vivono “nella persecuzione ma confidano in Dio, Salvatore e protettore, nella certezza che Lui non ci abbandona. Non abbiamo nulla, abbiamo bisogno di tutto, ma il Signore provvederà”.