Il 72% delle persone in Germania ritiene che la coesione sociale abbia sofferto a causa della pandemia. Secondo due terzi degli intervistati, le istituzioni in cui le persone fanno volontariato per gli altri, così come i fornitori di assistenza sociale, hanno fatto di più per tenere unita la società durante questo periodo. Il contributo dei media, della politica e delle istituzioni culturali alla coesione nella pandemia, invece, è valutato piuttosto modesto. Sono evidenze che emergono da un’indagine commissionata dall’Associazione Caritas tedesca. Dai dati risulta che è il senso del “noi” a soffrire. Secondo il 37% degli intervistati la coesione sociale ha sofferto “in modo significativo” durante la pandemia. L’85% degli intervistati valuta il “rispetto per tutte le persone” come “importante” o “estremamente importante” per la coesione sociale. “I numeri confermano ciò che i nostri colleghi sperimentano nei servizi e nelle strutture. Ci sono grandi momenti di solidarietà vissuta e tanti esempi di ritrovo nella pandemia. Nel complesso, però, prevale la sensazione che il ‘noi’ stia soffrendo in modo significativo nella pandemia”, afferma la presidente della Caritas, Eva Maria Welskop-Deffaa, commentando i risultati. “La costante minaccia del virus e la necessità di mantenere le distanze hanno esaurito le nostre forze e hanno influito sul nostro stare insieme”.
I segnali sono preoccupanti: “Molte infermiere sono esaurite. Gli assistenti sociali si disperano di fronte agli adolescenti con disturbi alimentari e ai bambini con disturbi d’ansia. I nostri centri di consulenza sono traboccanti, molti clienti non sanno cosa fare”, precisa Welskop-Deffaa. Inoltre, “la domanda su come combattere al meglio il virus porta discordia e tensione tra colleghi e amici”.