“Gli indicatori di Oxfam sono un pugno allo stomaco. L’era che stiamo vivendo è quella a più alto tasso di disuguaglianza nella storia dell’umanità. È un trend già in atto da alcuni anni che ora si è rafforzato. Stiamo arrivando a degli assurdi ingiustificabili. I 10 super-ricchi non sanno nemmeno come spendere tutti questi soldi, mentre il lato basso della forbice peggiora sempre di più, con fame e povertà assoluta in aumento in tutto il mondo. Di fatto non c’è una volontà politica di combattere le disuguaglianze”. Così Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana, commenta al Sir i dati di Oxfam nel report reso noto oggi, secondo il quale i patrimoni dei 10 uomini più ricchi del mondo sono raddoppiati durante la pandemia mentre nello stesso periodo almeno 163 milioni di persone sono cadute in povertà. “È in atto un paradosso politico da parte delle élite di potere – osserva Beccegato -, che non hanno una reale volontà politica di affrontare il tema delle disuguaglianze in modo specifico perché va contro i loro interessi. Serve un approccio a monte attraverso meccanismi di creazione del reddito che ora sono diseguali; e a valle, una volta che il reddito si è creato, va aggredito in modo diverso con politiche economico-finanziarie molto più determinate e incisive”. L’appello di Caritas italiana alla comunità internazionale è quindi di “rimuovere i conflitti d’interesse che stanno a monte e pensare davvero al bene comune anziché al bene di pochissime persone”. “È inutile dire che la ricchezza è cresciuta se finisce solo e sempre nelle stesse mani – sottolinea – . Questo rischia di creare tensioni sociali e rabbia, così il problema della coesione sociale ci si ritorce contro. Questo sta accadendo anche in Italia”. Beccegato fa una analisi sugli effetti delle disuguaglianze di tipo verticale e orizzontale tra ricchi e poveri. “Se migliorasse la parte bassa della forbice la situazione sarebbe meno grave. Il problema è che in questi ultimi quattro anni la parte bassa peggiora, la fame e la povertà sono aumentate. Anche in Italia il dato sulla povertà sfiora il 10% della popolazione e questo è particolarmente preoccupante”, osserva il vicedirettore di Caritas italiana. Gravi sono, a suo avviso, le “disuguaglianze orizzontali tra gruppi omogenei all’interno della stessa nazione, che più contribuiscono a spiegare la conflittualità nel mondo, di bassa, media o alta intensità. Sono più problematiche perché se un intero gruppo sociale si sente discriminato piano piano si aggrega su temi che uniscono e può scagliarsi contro il potere, con una crescente conflittualità che a volte diventa guerra. Le disuguaglianze orizzontali purtroppo sono in aumento e questo spiega l’inasprirsi dei conflitti sociali all’interno delle singole nazioni”. Un altro aspetto da sottolineare è “il tema delle donne e delle minoranze più deboli come i migranti, più colpiti dagli effetti della pandemia e discriminati. Sono i primi ad essere licenziati perché hanno meno tutele formali”.