“Cari fratelli, vi accolgo in occasione del vostro Capitolo generale: il 164°. Quanto cammino c’è dietro questo 164, quanta strada percorsa con la provvidenza di Dio! E quanto grande allora dev’essere la gratitudine”. Lo ha affermato Papa Francesco nel discorso ai partecipanti al Capitolo dell’Ordine dei chierici regolari teatini, incontrati oggi nella Sala Clementina in Vaticano. “Nel tema che guida i vostri lavori di questi giorni, la parola che risalta è missione: ‘Teatini per la missione…’. Apprezzo questa scelta, sintonizzata con l’orientamento fondamentale della Chiesa, alla quale il Signore Risorto ha impresso il dinamismo di uscita per l’evangelizzazione, che coinvolge ogni cristiano e ogni comunità. La missione ha anche ispirato la redazione del nuovo documento per la Curia Romana. Per voi, in particolare, tale dinamismo si coniuga con il carisma di san Gaetano Thiene e dei cofondatori, che possiamo riassumere come una fraternità sacerdotale apostolica, fortemente radicata nella vita spirituale e nella carità concreta con i bisognosi”.
“Nella vita di San Gaetano – come in quella di molti altri santi e sante – ci colpisce vedere come a un certo punto si verifichi un ‘salto di qualità’, che, in termini biblici, chiameremmo piuttosto una ‘vocazione nella vocazione’, o una ‘seconda conversione’. Si tratta del passaggio da una vita già buona e stimata a una vita santa, piena di quel ‘più’ che viene dallo Spirito Santo. Questo salto di qualità è ciò che fa crescere non solo la vita personale di quell’uomo o di quella donna, ma anche la vita della Chiesa. È quello che, in un certo senso, la ‘riforma’, purificandola e facendo emergere la sua bellezza evangelica”.
“A questa testimonianza, a questo Vangelo vivo – ha detto il Papa – possiamo e dobbiamo sempre rifarci per andare avanti nel cammino personale e comunitario”.
E quello che è chiesto a noi non è tanto di imitare in senso letterale – Colui che tutti dobbiamo imitare in realtà è Gesù Cristo –, ma di assumere da quel santo o quella santa il metodo, per così dire, il dinamismo spirituale con cui ha vissuto il Vangelo, per cercare di tradurlo nel nostro contesto attuale. Questo è anche ciò che vi siete proposti con l’obiettivo generale del vostro Capitolo. Lo cito: ‘Attualizzare il carisma teatino, per rispondere alle sfide attuali a partire dalla nostra identità’. E all’identità punta il primo obiettivo specifico. Su questo naturalmente non devo insegnarvi nulla. Solo vorrei sottolineare un aspetto essenziale della testimonianza di san Gaetano: la riforma deve incominciare da se stessi”. “Il vostro secondo obiettivo specifico è la comunione. Anche qui, guardando a San Gaetano, vediamo che lo Spirito non lo ha spinto a fare da solo, a percorrere un cammino individuale. No. Lo ha chiamato a formare una comunità di chierici regolari, per vivere il Vangelo secondo la forma di vita degli Apostoli”.
E, infine, “il terzo obiettivo che vi proponete è proprio la missione: ‘Discernere i segni dei tempi per annunciare e vivere il Regno di Dio in mezzo agli uomini’. In base al carisma fondativo, la vostra missione non è ad gentes. San Gaetano ha evangelizzato Roma, Venezia, Napoli, e lo ha fatto soprattutto attraverso la testimonianza della vita e le opere di misericordia, praticando il grande protocollo che Gesù ci ha lasciato con la parabola del giudizio finale, Matteo 25 (vv. 31-46). Lui e i suoi compagni hanno servito e fatto crescere quella Chiesa che è ‘ospedale da campo’ di cui anche oggi c’è bisogno. Vi incoraggio ad andare avanti sulle loro orme, con docilità allo Spirito, senza schemi rigidi – state attenti alla rigidità, perché la rigidità è una perversione che viene proprio dal clericalismo, è un’altra cosa brutta, e sotto qualsiasi rigidità c’è putredine, sempre –, ma ben saldi nelle cose essenziali: la preghiera, l’adorazione, la vita comune, la carità fraterna, la povertà e il servizio ai poveri. Tutto questo con cuore apostolico, con l’ansia buona, evangelica di cercare prima di tutto il Regno di Dio”.