I vescovi cattolici del Myanmar “sono dalla parte della giustizia, della pace, della riconciliazione” e “chiedono con forza a tutte le persone coinvolte di facilitare l’accesso umanitario alle persone sofferenti e sfollate al fine di fornire loro l’assistenza umanitaria di base. La dignità umana e il diritto alla vita non possono mai essere compromessi. Chiediamo con forza il rispetto della vita, il rispetto della sacralità dei santuari nei luoghi di culto, l’integrità degli ospedali e delle scuole. Tutti coloro che cercano di aiutare le persone devono essere protetti”. È l’appello contenuto in una dichiarazione della Conferenza episcopale cattolica del Myanmar, firmata da tutti i vescovi del Paese e diffusa oggi da Yangon, dopo che nelle ultime settimane il Paese sta vivendo una pericolosa escalation di violenza e attacchi armati. Le Chiese cattoliche locali e organizzazioni umanitarie come Unicef avevano lanciato l’allarme nei giorni scorsi di una escalation di violenze e bombardamenti soprattutto in alcune regioni del Paese. “La Conferenza episcopale cattolica del Myanmar – si legge nel testo – è profondamente rattristata dall’attuale situazione del Paese ed esprime la sua preoccupazione per la crescita vertiginosa dei rischi per la vita e la sicurezza di persone innocenti e in particolare degli sfollati interni, bambini, donne, anziani e malati nelle aree di conflitto, indipendentemente da razza e fede. Migliaia sono in fuga, milioni muoiono di fame”. I vescovi – riuniti a Yangon dall’11 al 14 gennaio per l’Assemblea generale – esprimono la loro gratitudine a tutti i sacerdoti e religiosi, impegnati ad accompagnare e aiutare chi sta fuggendo da situazioni di pericolo. Nella cattedrale della città di Loikaw, per esempio, la diocesi dà ospitalità e accoglienza a circa 200 sfollati per la maggioranza donne, bambini, anziani e malati. “Questa nazione sarà guarita da questi gesti”, scrivono oggi i presuli. E aggiungono: “In quanto organizzazione fondata sulla fede, la Conferenza episcopale cattolica del Myanmar crede fermamente che ‘tutto è possibile a Dio’. Incoraggiamo fortemente tutte le nostre diocesi cattoliche a promuovere la pace nel nostro Paese attraverso tutti gli sforzi possibili, specialmente attraverso le preghiere. Con il nostro accompagnamento pastorale, porteremo conforto nel bisogno. Il nostro servizio raggiungerà ogni persona in questo paese senza distinzione di razza o religione”. Dal 1° febbraio del 2021, giorno del colpo di Stato, più di 1.400 persone sono state uccise, inclusi almeno 50 bambini, e oltre 10.000 persone sono state arrestate. Tra loro anche preti cattolici e pastori protestanti.