Etiopia: lettera di don Zerai al primo ministro, decine di profughi eritrei arrestati dalle forze di sicurezza accusati ingiustamente di essere “ribelli tigrini”

Decine di giovani profughi eritrei presenti in Etiopia  arrestati dalle forze di sicurezza come sospetti “ribelli tigrini” o comunque come fiancheggiatori e simpatizzanti del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf), nonostante in realtà non abbiano mai avuto contatti di alcun genere con questa formazione politica. “L’unica loro “colpa”, a quanto mi risulta, è in realtà quella di parlare il tigrino”. È la denuncia di don Mussie Zerai, sacerdote della diocesi di Asmara, presidente dell’agenzia Habeshia al centro di una sua lettera-appello inviata al primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali. “Casi analoghi – scrive il sacerdote – mi risulta che ce ne siano in gran numero. C’è da ritenere che, non essendo una questione drammatica come quella ad esempio dei campi profughi, questo problema possa magari non essere arrivato alla sua attenzione. Ho ritenuto opportuno, allora, segnalarlo direttamente alla sua persona, sicuro che vorrà porvi rimedio, facendo liberare tutti coloro che si trovano in questa penosa condizione. Mi rendo conto che, in una situazione drammatica come quella di una guerra, questo problema possa sembrare ‘minore’. Ma non credo che ci siano ‘problemi minori’ quando si tratta comunque della vita di una persona. O meglio: di tante persone. Anzi, spesso valori e concetti alti e irrinunciabili, come la giustizia e il rispetto della libertà e dei diritti di tutti, nascono e traggono forza proprio da questioni e azioni in apparenza minori. Confido che vorrà ascoltare questo mio appello. E la saluto con l’augurio migliore: che la guerra finisca prima possibile e che si riesca a sanare al più presto le ferite che ha lasciato e sta lasciando. Ne hanno bisogno, per un futuro di amicizia e di progresso, l’Etiopia, l’Eritrea, l’intero Corno d’Africa, dove da sempre il suo Paese svolge un ruolo fondamentale di guida ed esempio. Tenere conto di quanto le ho scritto può essere un primo passo in questa direzione”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa