“La parole sull’adozione espresse da Papa Francesco durante la prima udienza generale dell’anno hanno lasciato il segno”. Lo sottolinea, oggi, in una nota, l’Aibi-Amici dei Bambini, che propone, per imprimere un nuovo passo a tutto l’iter adottivo, di “togliere il passaggio” dei “Tribunali dei Minorenni per concedere l’idoneità all’adozione internazionale. Una prassi che fa perdere tantissimo tempo e che nulla aggiunge all’iter e l’istituzione stessa dell’adozione. Anzi, spesso è un segno dell’anti-cultura dell’accoglienza. Si ritiene sufficiente che, al pari di quanto avviene nella quasi totalità dei Paesi europei, l’idoneità all’adozione sia rilasciata con provvedimento amministrativo agli stessi Servizi socio-assistenziali degli enti locali. D’altra parte, gli stessi Tribunali, per concedere l’idoneità, incaricano i Servizi competenti in materie psicosociali e, successivamente, decidono sulla base di quanto questi riportano, allungando la trafila dei controlli e, in non pochi casi, finendo per innescare prassi”, “come quelle dei decreti vincolati che tante volte finiscono per porre dei paletti che, di fatto, rendono impossibile l’adozione stessa”.
“È risultato più volte evidente, per esempio – spiega Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini -, come i vincoli imposti dai Tribunali dei minorenni sull’età dei bambini adottabili dalle coppie non rispecchiassero assolutamente le esigenze che provengono dalla ‘domanda’ di famiglia da parte dei minori in stato di adottabilità”. Per Griffini, “i decreti vincolati non rispettano la prevalenza del bene del minore, che dovrebbe sempre essere messa al primo posto.”
Si dice tante volte di “adeguarsi a quanto fa l’Europa”, eppure, “oggi, l’Italia è, con il Belgio, l’unico Paese rimasto a richiedere il passaggio dal Tribunale dei minorenni – la denuncia dell’Aibi -. Tutti gli altri Paesi europei hanno da tempo sostituito l’idoneità giudiziaria con quella amministrativa, più adatta a fotografare la disponibilità e le caratteristiche della coppia candidata alla adozione. Qualcuno teme che questo possa ‘allentare’ i controlli sulle coppie, ma il problema non si pone, dal momento che, comunque, le coppie passano attraverso i Servizi sociali e tutte sono chiamate ad affidarsi a un ente autorizzato. Si introduca, piuttosto, l’obbligo della formazione per le coppie proprio da parte di questi enti, in modo che i genitori adottivi che presentano domanda di disponibilità siano chiamati a frequentare, oltre a ciò che prevedono i singoli servizi sociali, anche un corso di formazione organizzato da un ente autorizzato, verificato e approvato dalla Cai”.
Amici dei Bambini conclude: “Perché è giusto e doveroso dare un seguito alle parole di Papa Francesco, facendo una rivoluzione culturale che passi da principio regolatore della ‘selezione’ a quello, ben più inclusivo, ma per certi versi anche più attento e selettivo, dell’accompagnamento”.