La pandemia ha “messo a dura prova l’economia mondiale, con gravi ricadute sulle famiglie e sui lavoratori, che vivono situazioni di disagio psicologico, prima ancora che difficoltà economiche”. Lo ha detto il Papa, nella parte finale del discorso al Corpo diplomatico, in cui ha sottolineato l’importanza del lavoro, “fattore indispensabile per costruire e preservare la pace”. L’emergenza sanitaria in corso, inoltre, “ha posto ancor più in evidenza le disuguaglianze persistenti in diversi ambiti socio-economici”, la tesi di Francesco: “Si pensi all’accesso all’acqua pulita, al cibo, all’istruzione, alle cure mediche. Il numero delle persone annoverate nella categoria della povertà estrema è in sensibile aumento. Per di più, la crisi sanitaria ha indotto molti lavoratori a cambiare tipo di mansioni, e talvolta li ha obbligati a entrare nell’ambito dell’economia sommersa, privandoli così dei sistemi di protezione sociale previsti in molti Paesi”. In questo quadro, “la consapevolezza del valore del lavoro acquista un’importanza ulteriore poiché non esiste sviluppo economico senza il lavoro, né si può pensare che le moderne tecnologie possano rimpiazzare il valore aggiunto procurato dal lavoro umano”, ha affermato il Papa, secondo il quale il lavoro è inoltre “occasione di scoperta della propria dignità, di incontro e di crescita umana, via privilegiata attraverso la quale ciascuno partecipa attivamente al bene comune e dà un contributo concreto all’edificazione della pace”. Di qui la necessità di una “maggiore cooperazione tra tutti gli attori a livello locale, nazionale, regionale e globale, specialmente nel prossimo periodo, con le sfide poste dall’auspicata riconversione ecologica”. “Gli anni a venire saranno un tempo di opportunità per sviluppare nuovi servizi e imprese, adattare quelli già esistenti, aumentare l’accesso al lavoro dignitoso e adoperarsi per il rispetto dei diritti umani e di livelli adeguati di retribuzione e protezione sociale”, l’auspicio del Santo Padre.