“Trovare soluzioni a scontri interminabili, che talvolta assumono il volto di vere e proprie guerre per procura”. E’ l’appello del Papa, nella parte centrale del discorso al Corpo diplomatico, in cui ha fatto notare che “nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti”. “Penso anzitutto alla Siria, dove ancora non si vede un orizzonte chiaro per la rinascita del Paese”, l’ennesima denuncia di Francesco: “Ancora oggi il popolo siriano piange i suoi morti, la perdita di tutto, e spera in un futuro migliore. Sono necessarie riforme politiche e costituzionali, affinché il Paese rinasca, ma è necessario pure che le sanzioni applicate non colpiscano direttamente la vita quotidiana, offrendo uno spiraglio di speranza alla popolazione, sempre più stretta nella morsa della povertà”. “Non possiamo dimenticare neppure il conflitto in Yemen, una tragedia umana che si sta consumando da anni in silenzio, lontano dai riflettori mediatici e con una certa indifferenza della comunità internazionale, continuando a provocare numerose vittime civili, in particolare donne e bambini”, ha proseguito il Papa passando in rassegna i conflitti in atto nel mondo. “Nell’anno passato, non si sono fatti passi in avanti nel processo di pace tra Israele e Palestina”, ha sottolineato: “Vorrei davvero vedere questi due popoli ricostruire la fiducia tra di loro e riprendere a parlarsi direttamente per arrivare a vivere in due Stati fianco a fianco, in pace e sicurezza, senza odio e risentimento, ma guariti dal perdono reciproco”. “Preoccupazione destano le tensioni istituzionali in Libia – ha detto il Santo Padre – come pure gli episodi di violenza ad opera del terrorismo internazionale nella regione del Sahel e i conflitti interni in Sudan, Sud Sudan ed Etiopia, dove occorre «ritrovare la via della riconciliazione e della pace attraverso un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione”. “Le profonde disuguaglianze, le ingiustizie e la corruzione endemica, nonché le varie forme di povertà che offendono la dignità delle persone, continuano ad alimentare conflitti sociali anche nel continente americano, dove le polarizzazioni sempre più forti non aiutano a risolvere i veri e urgenti problemi dei cittadini, soprattutto dei più poveri e vulnerabili”, ha osservato il Papa: “La fiducia reciproca e la disponibilità a un confronto sereno devono animare tutte le parti interessate per trovare soluzioni accettabili e durature in Ucraina e nel Caucaso meridionale, così come per evitare l’aprirsi di nuove crisi nei Balcani, in primo luogo in Bosnia ed Erzegovina. Dialogo e fraternità sono quanto mai urgenti per affrontare, con saggezza ed efficacia, la crisi che colpisce ormai da quasi un anno il Myanmar, dove le strade che prima erano luogo di incontro sono ora teatro di scontri, che non risparmiano nemmeno i luoghi di preghiera”.