“Vicinanza“ al Libano, che ha bisogno delle “riforme necessarie” e del “sostegno della comunità internazionale” per “rimanere saldo nella propria identità di modello di coesistenza pacifica e di fratellanza tra le varie religioni presenti”. Ad esprimerla è il Papa, nel discorso al Corpo diplomatico, in cui ha ripercorso i viaggi internazionali compiuti nell’anno appena trascorso, come quello del marzo scorso in Iraq, “segno di speranza dopo anni di guerra e terrorismo”. “Il popolo iracheno ha diritto a ritrovare la dignità che gli appartiene e di vivere in pace”, l’appello di Francesco: “Le sue radici religiose e culturali sono millenarie: la Mesopotamia è culla di civiltà; è da lì che Dio ha chiamato Abramo per iniziare la storia della salvezza”. Il viaggio a Budapest e in Slovacchia, inoltre, è stato “un’opportunità di incontro con i fedeli cattolici e di altre confessioni cristiane, come pure di dialogo con gli ebrei”. Ricordando il viaggio a Cipro e in Grecia, Francesco ha citato la “parte toccante” nell’isola di Lesbo, “dove ho potuto constatare la generosità di quanti prestano la propria opera per fornire accoglienza e aiuto ai migranti, ma soprattutto ho visto i volti dei tanti bambini e adulti ospiti dei centri di accoglienza”. “Nei loro occhi c’è la fatica del viaggio, la paura di un futuro incerto, il dolore per i propri cari rimasti indietro e la nostalgia della patria che sono stati costretti ad abbandonare”, il ritratto del Papa, secondo il quale “davanti a questi volti non possiamo rimanere indifferenti e non ci si può trincerare dietro muri e fili spinati con il pretesto di difendere la sicurezza o uno stile di vita”.
“A nessuno può essere chiesto quanto è impossibilitato a fare, ma vi è una netta differenza fra accogliere, seppure limitatamente, e respingere totalmente”, l’indicazione di rotta sulle migrazioni: “Occorre vincere l’indifferenza e rigettare il pensiero che i migranti siano un problema di altri”. Il Papa, in particolare, ha puntato il dito sulla “disumanizzazione dei migranti concentrati in hotspot, dove finiscono per essere facile preda della criminalità e dei trafficanti di esseri umani, o per tentare disperati tentativi di fuga che a volte si concludono con la morte”. “I migranti sono spesso trasformati in arma di ricatto politico, in una sorta di ‘merce di contrattazione’ che priva le persone della dignità”, la denuncia di Francesco, che ha rinnovato la sua “gratitudine alle autorità italiane, grazie alle quali alcune persone sono potute venire con me a Roma da Cipro e dalla Grecia. Si è trattato di un gesto semplice ma significativo”. “Al popolo italiano, che ha sofferto molto all’inizio della pandemia, ma che ha anche mostrato segni incoraggianti di ripresa, rivolgo il mio augurio, perché mantenga sempre quello spirito di apertura generosa e solidale che lo contraddistingue”, l’omaggio al nostro Paese.