“Il cammino che si prospetta non possiamo che compierlo insieme; non sarà tale, o sarà un fallimento, se lo compissero da sole alcune componenti del Popolo di Dio, i fedeli oppure il vescovo con i presbiteri o il papa con i vescovi”. Così mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente della Cei, inquadra il cammino del Sinodo, la cui fase diocesana comincerà il 17 ottobre. Il Sinodo, spiega il vescovo nelle indicazioni pastorali rivolte ai suoi fedeli, “è invece un singolare con-spirare tra fedeli e pastori, muoversi insieme sotto l’azione dello Spirito, che è immagine del con-spirare trinitario. L’esistenza dell’autorità è per servire, non per essere servita, come una piramide rovesciata con il vertice che sta sotto, dice Papa Francesco; il suo servizio è a garanzia della partecipazione responsabile di tutti i fedeli”. Tre, sottolinea Raspanti, i piani su cui si articola la sinodalità come “dimensione costitutiva della Chiesa”: “Il piano dello stile con cui la Chiesa vive e opera ordinariamente, il piano delle strutture e dei processi ecclesiali, il piano dei processi ed eventi sinodali”. “Se non si incarna in strutture e processi, lo stile della sinodalità facilmente degrada dal piano delle intenzioni e dei desideri a quello della retorica, mentre processi ed eventi, se non sono animati da uno stile adeguato, risultano vuote formalità”, avverte Raspanti, secondo il quale “lo stile ecclesiale rappresenta la sfida decisiva: esso dovrà essere attento al primato delle persone sulle strutture, alla promozione dell’incontro e del confronto tra le generazioni, alla corresponsabilità di tutti i soggetti, alla valorizzazione delle realtà esistenti, al coraggio di ‘osare con libertà’, alla capacità di tagliare i rami secchi”.